Nella giornata di oggi e di domani si terrà alla Farnesina la riunione ministeriale dello Sviluppo nell'ambito del vertice del G8 all'Aquila. "Il tema fondamentale, e filo conduttore della riunione, sarà l'impatto della crisi economica sui Paesi in via di sviluppo - ha dichiarato al VELINO il ministro degli Esteri, Franco Frattini -. Non mi riferisco solo agli aspetti di natura umanitaria, che continuano a costituire il fondamento etico e solidaristico della Cooperazione e nei quali crediamo fortemente. Penso anche ad uno degli snodi fondamentali del sistema delle relazioni internazionali, cioè al legame tra crescita economica e stabilità. Da una parte, diventa oggettivamente più difficile raggiungere gli Obiettivi del Millennio. Dall'altra, qualora i Paesi più poveri venissero abbandonati al loro destino, aumenterebbero i focolai di crisi e di instabilità. Se non troviamo velocemente risposte concrete, rischiamo di entrare nella spirale molto pericolosa ‘recessione globale-instabilità globale', che avrebbe effetti dirompenti sulla pace e la sicurezza mondiale. A un mese dal Vertice dell'Aquila, a Roma tireremo le fila di tutte le discussioni che si sono svolte in questi mesi nelle varie sedi internazionali, per mettere a disposizione dei Capi di Stato e di governo una sintesi fatta di pochi, chiari punti, molto operativi, al fine di scongiurare il duplice rischio che i Paesi in via di sviluppo paghino colpe che non sono loro ed il mondo industrializzato veda, a sua volta, aumentare a dismisura il costo della produzione di sicurezza".
"Ci vuole una governance efficace anche e soprattutto nell'impegno di Cooperazione - ha proseguito il ministro -. Ecco perché abbiamo voluto che lo slogan dell'evento fosse ‘Global Governance for Global Solidarity': nell'attuale contesto di perdurante contrazione del Pil mondiale, pur nella prospettiva di una ripresa, il sentiero per fare sempre meglio con sempre meno è molto stretto, e tuttavia siamo obbligati a percorrerlo. L' alternativa sarebbe una catastrofe. Per questi motivi, sono convinto che il G8 ha il diritto ed il dovere di dire la sua. Rimane il foro ideale per affrontare i problemi dell'economia reale e dello sviluppo. Naturalmente sfide di questa portata non possono essere affrontate dai Paesi donatori in solitudine. È fondamentale coinvolgere le economie emergenti e gli organismi multilaterali, i principali partner dello sviluppo. Ed è soprattutto indispensabile fare in modo che siano i Paesi in via di sviluppo a far sentire la loro voce, perché sono i veri padroni del loro futuro, perché spetta a loro tracciare il sentiero della loro crescita".
"La presidenza italiana del G8 ha dunque deciso di dare all'Africa un ruolo di primo piano a Roma, così come al vertice dell'Aquila - ha spiegato Frattini -. L'Italia ha infatti allargato il tradizionale formato di Heiligendamm (le cinque economie emergenti: Brasile, Cina, India, Messico, e Sudafrica) anche all'Egitto, e ha invitato a Roma anche l'Unione africana e il Nepad (New Partnership for Africa's Development). Mi fa piacere sottolineare che è una prima assoluta: mai prima d'ora tutti questi Paesi avevano avuto la possibilità di partecipare ad una ministeriale Sviluppo del G8. Confido in un dibattito animato, e, proprio perché animato, anche molto fruttuoso". A cosa punta la presidenza italiana? "Il primo obiettivo - ha detto il ministro degli Esteri -, è quello di mantenere accesi i riflettori sul tema dello sviluppo, in particolare in questo periodo di crisi, in cui forti potrebbero essere gli inviti ad un disimpegno su questo importante e strategico fronte. Nonostante le risorse siano poche, il nostro Paese riafferma la propria volontà di rispettare gli impegni in termini di aiuto pubblico allo sviluppo. È tuttavia necessario adottare un approccio realista. Non è il tempo delle chiacchiere, è il tempo dei fatti, ed è quindi necessario stabilire priorità e mobilitare tutte le risorse disponibili, pubbliche e private. In questo contesto, tre sono i concetti fondamentali: coerenza, efficacia, coordinamento".
"Innanzitutto, gli interventi nei vari settori - penso a quattro macrosettori: educazione, ambiente, salute, sicurezza alimentare - debbono essere armonizzati, sia fra di loro, individuando le vere priorità e facendo fruttare al massimo le risorse disponibili, che con le strategie economiche nazionali dei Paesi beneficiari. Allo stesso tempo - ha ribadito il ministro -, la cooperazione, per essere davvero efficace, non può essere basata solo sui fondi pubblici, ma deve poter contare anche su altre, innovative forme di finanziamento. Ho in mente uno schema di questo tipo: gli stanziamenti pubblici debbono costituire la ‘seed money' per far partire i progetti; la collaborazione fra impegno pubblico ed iniziativa privata deve poi radicare i progetti sul territorio, rendendoli coerenti con le politiche di sviluppo locali e creando un ambiente favorevole a quello che in realtà è il più incisivo intervento di cooperazione, cioè l' investimento estero diretto. Non dimentichiamoci che il fine ultimo della cooperazione deve essere quello di promuovere la prosperità dei Paesi in via di sviluppo, certamente non di perpetuare la loro condizione di povertà. E l'esperienza dimostra che la vera correlazione è quella fra qualità degli aiuti e crescita economica. La quantità, in sé, può essere anche controproducente".
"Infine, mi lasci dire che quanto l'Italia ha fatto in occasione della crisi di Gaza può essere considerato un esempio da tutti. Con il coordinamento della Farnesina è stata attuata una vasta operazione umanitaria cui hanno contribuito, in maniera armonica e senza duplicazioni, lo Stato, le Regioni e gli altri enti locali, ed il settore privato". L'impegno dell'Italia per lo Sviluppo è in crescita qualitativa, quale sarà la nostra strategia per il futuro? "I tagli al bilancio - ha precisato Frattini -, non comportano affatto un disimpegno dell' Italia dal fronte dell'aiuto allo sviluppo. Al contrario, il governo intende intraprendere un percorso più incisivo, stabilendo chiare priorità ed intervenendo in quei Paesi ed in quei settori dove maggiore è il valore aggiunto che possiamo produrre, grazie alla nostra specifica competenza ed esperienza. Su mio impulso, per la prima volta dall'entrata in vigore della Legge 49, la Cooperazione italiana ha elaborato delle Linee Guida triennali, in cui abbiamo delineato il percorso lungo il quale il Paese intende avanzare per la realizzazione dei propri obiettivi di sviluppo, sulla base del criterio della specializzazione, sia geografica che settoriale".
"La Farnesina, consultando anche la società civile, sta anche elaborando il primo ‘piano nazionale italiano per l'efficacia dell'aiuto'. In altri termini - ha concluso Frattini -, ci stiamo adeguando ai tempi. Il che non vuol dire solo: ‘tempi delle vacche magre'. Vuol dire, ancor di più: ‘tempi della consapevolezza'. Abbiamo fatto tesoro dell'esperienza degli ultimi vent'anni. La Legge 49, entrata in vigore nel 1987, era una legge moderna e ben fatta per quel periodo storico. Il Parlamento italiano non poteva però immaginare che di lì a due anni, con il crollo del blocco sovietico, sarebbe cambiato il mondo. È mia intenzione promuovere una graduale riforma di alcune disposizioni della legge 49, con l'obiettivo di semplificare le procedure e rendere quindi più snella, più veloce e quindi più efficace e visibile il funzionamento della macchina italiana degli aiuti. Sono convinto che dimostreremo di saper fare più e meglio di prima". (Francesco Bussoletti)
(Fonte: Il Velino)