11 febbraio 2014 - L'Indice dei prezzi alimentari della FAO nel mese di gennaio, per la prima volta in 3 mesi, è sceso, conseguenza del fatto che il calo dei prezzi di cereali, zuccheri, oli e carni ha ecceduto i guadagni nei valori dei prodotti lattiero-caseari. L'Indice, che si basa sui prezzi di un paniere di prodotti alimentari commercializzati a livello internazionale, nel mese di gennaio ha registrato una media di 203,4 punti - un calo dell'1,3% rispetto allo scorso dicembre e del 4,4% rispetto al gennaio 2013.
Attenzione però alla domanda che cresce. "La riduzione dei prezzi cui stiamo assistendo - dice l'economista della FAO Abdolreza Abbassian - è dovuta a rifornimenti abbondanti, ma una forte ripresa della domanda, come l'aumento del ritmo delle importazioni dall'Asia, potrebbe limitare il declino". Lo zucchero e gli oli vegetali sono scesi rispettivamente del 5,6% e del 3,8%. Allo stesso tempo, gli eccezionali raccolti cerealicoli hanno contribuito ad abbassarne i prezzi, che hanno registrato un calo dell'1,6% dallo scorso dicembre e ben del 23% rispetto a gennaio 2013. Anche i prezzi della carne, che si erano rafforzati negli ultimi mesi, sono scesi leggermente nel mese di gennaio.
L'aumentata richiesta nel lattiero-caseario. "L'unica eccezione di qualche rilievo è stato l'aumento dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari. L'indice dei prezzi FAO ha registrato nel mese di gennaio 267,7 punti, un aumento dell'1,3%, in gran parte da addebitarsi alla forte domanda, soprattutto dalla Cina, dal Nord-Africa, dal Medio Oriente e dalla Federazione Russa", ha commentato Michael Griffin, esperto FAO del mercato della carne e dei prodotti lattiero caseari.
Promettente la produzione cerealicola. La FAO ha pubblicato il 6 febbraio anche le sue ultime stime sulla produzione cerealicola mondiale per il 2013. Si evidenzia una crescita della produzione più sostenuta di quanto non fosse stato anticipato, con un possibile record di 2.502 milioni di tonnellate, una crescita dell'8,5% per cento dal 2012. I raccolti eccezionali del 2013 aiuteranno a reintegrare le riserve mondiali, che secondo la FAO potrebbero raggiungere i 573 milioni di tonnellate, il 13,5% per cento in più rispetto alla stagione precedente. A questo livello, lo "stock to use ratio" (il rapporto tra stock finali e utilizzazioni interne n. d. t.) per i cereali, a livello mondiale, raggiungerebbe nel 2013/14 il 23,5 %, il valore più alto mai registrato dal 2002/03 e ben di sopra del suo minimo storico del 18,4 nel 2007/08.
Stime positive per i primi raccolti del 2014. Sulla base delle informazioni più recenti, la FAO anticipa prospettive favorevoli per i primi raccolti del 2014. Questa proiezione è condivisa da un rapporto separato pubblicato oggi dal Sistema d'informazione del mercato agricolo (AMIS), un'iniziativa del G20 ospitata dalla FAO e gestita da dieci organizzazioni internazionali. Il rapporto di febbraio dell'AMIS Market Monitor attribuisce le prospettive positive per la produzione del 2014 alle favorevoli condizioni invernali di crescita del grano nell'emisfero settentrionale e a condizioni migliori, di quanto previsto in precedenza, per il mais e per la soia nell'emisfero meridionale.
L'importanza delle scorte. La produzione record di cereali e l'aumento delle scorte hanno già portato a prezzi nettamente più bassi, un fattore che secondo la FAO sta anche incrementando il commercio mondiale, portandolo a 321.4 milioni di tonnellate, circa il 4% in più rispetto alla precedente stagione, cifra che stabilisce un nuovo record. I prezzi più bassi stanno stimolando la domanda mondiale e l'utilizzazione di cereali nel 2013/14 secondo la FAO aumenterà di 92 milioni di tonnellate e raggiungerà i 2.415 milioni di tonnellate. La maggior parte di questa espansione sarà il riflesso di un maggiore uso di cereali secondari (di mais in particolare) per i mangimi animali.