23 marzo 2018 – La fame nel mondo non accenna ad arretrare di un solo passo. È quanto emerge dal rapporto del Fsin, la Rete di informazione sulla sicurezza alimentare, elaborato da Ue e agenzie Onu e presentato a Roma alla Fao.
Le crisi alimentari sono sempre più determinate da conflitti, bolle speculative sui prezzi degli alimenti di base ed estremi shock climatici. Spesso questi tre eventi si presentano in maniera concomitante.
In tutto il mondo ci sono almeno 124 milioni di persone che in 51 Paesi sono in una situazione di crisi alimentare tale da aver bisogno di un'azione umanitaria urgente. Le situazioni di conflitto rimangono il fattore principale alla base della grave insicurezza alimentare in 18 paesi, 15 dei quali sono in Africa e Medio Oriente. E costituiscono la causa primaria per la maggior parte dei casi di insicurezza alimentare acuta nel mondo, toccando il 60% del totale (74 mln di persone).
Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, il nord-est della Nigeria, Siria e Yemen, nonché la Libia e il Sahel centrale sono i Paesi più colpiti. Lo Yemen, in particolare, continua ad essere il Paese con la più grande crisi alimentare del mondo, ulteriormente aggravata dal collasso economico e dalle epidemie. Sempre secondo il rapporto sono drammatiche anche le previsioni legate alle conseguenze della siccità in Somalia, Etiopia e Kenya orientale, Senegal, Ciad, Niger, Mali, Mauritania e Burkina Faso.
Il Rapporto, infine, sottolinea come il contributo delle ONG per la lotta alla fame sia cruciale ma che “nessun miglioramento significativo potrà essere previsto finché la pace non sarà raggiunta”.