17 settembre 2014 - Ieri è stato presentato il Rapporto Fao, Ifad e Pam sulla fame del mondo (Sofi 2014). I dati mostrano una riduzione del numero di persone affamate, ma resta comunque la certezza che una persona su nove nel mondo non ha abbastanza cibo per sfamarsi. E sebbene il numero di persone che soffrono la fame sia diminuito a livello globale, in Africa è invece aumentato. Riportiamo l'articolo dell'Agenzia Redattore Sociale pubblicato ieri.
Diminuisce la fame nel mondo: negli ultimi dieci anni il numero di persone che ne soffre è diminuito di 100 milioni di unità, più di 200 milioni se si considerano i primi anni novanta, ma attualmente il problema riguarda ancora altri 805 milioni di persone (nel 1990 erano oltre un miliardo), cioè una persona su nove e in Africa il fenomeno è in crescita. È questo il bilancio tracciato da tre organi delle Nazioni unite che si occupano del problema, l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e il Programma alimentare mondiale (Pam) nel nuovo rapporto annuale sullo Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo presentato oggi a Roma.
Obiettivi del millennio a portata di mano. Secondo il rapporto, i trend registrati negli ultimi anni fanno ben sperare sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio che puntavano a dimezzare la percentuale delle persone che soffrono la fame, ma servono “sforzi adeguati ed immediati”. Dai primi anni novanta ad oggi, infatti, sono 63 i paesi in via di sviluppo, su un totale di 136 paesi e territori monitorati dalla Fao, che hanno raggiunto gli obiettivi e altri sei sono sulla buona strada per raggiungerli entro il 2015. Per le tre organizzazioni coinvolte, i risultati raggiunti sono la “prova che siamo in grado di vincere la guerra contro la fame”. Tuttavia, i ritardi da parte di alcuni paesi non mancano.
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Africa in controtendenza: fame in crescita. Andando ad osservare nel dettaglio i dati provenienti dalle diverse aree mondiali e confrontandoli con i primi anni novanta, non tutto sembra essere poi così positivo. In alcune aree del mondo la fame è in crescita: nell’Africa Subsahariana, ad esempio, le persone che vivono in questa condizione sono passate da 176 milioni dei primi anni ’90 ai 214 milioni (dal 17,3 per cento al 26,6 per cento). Oppure in Nord Africa, dove la fame colpisce 13 milioni di persone, mentre nei primi anni novanta erano 6 milioni (con un incremento di un punto percentuale). Un incremento che ha riguardato anche la parte occidentale della regione asiatica, dove le persone denutrite sono passate da 8 a 19 milioni. Complessivamente, però, i paesi asiatici hanno ridotto il numero di persone che soffrono la fame di 217 milioni di unità dai primi anni novanta. Nell’Est asiatico, infatti, si registra una forte diminuzione di persone che soffrono la fame: si è passati da 295 milioni a 161 milioni. La sola Cina ha ridotto il numero di persone denutrite di 138 milioni. I più importanti progressi sulla sicurezza alimentare, spiega il rapporto, sono stati messi a segno dai paesi dell’America Latina e dei Caraibi dove le persone che soffrono la fame sono diminuite dai 69 milioni dei primi anni ’90 a 37 milioni, e nel Sud Est asiatico, dove sono passate da 138 milioni a 64. “Nonostante i progressi – spiega il rapporto -, diverse regioni continuano a restare indietro. In Africa sub-sahariana, più di una persona su quattro vivono in una condizione di denutrizione cronica, mentre l'Asia, la regione più popolosa del mondo, ospita anche la maggior parte delle persone che soffrono la fame: circa 526 milioni di persone”.
Servono azioni concrete. Nonostante i buoni risultati, per Fao, Ifad e Pam il numero di persone che soffre la fame al monto resta “inaccettabilmente alto” e chiedono un “rinnovato impegno politico per combattere la fame, un impegno politico che possa trasformarsi in azioni concrete”. Secondo le tre organizzazioni, infatti, “l'insicurezza alimentare e la malnutrizione sono problemi complessi che non possono essere risolti da un settore o dai soli soggetti interessati. Sono problemi che devono essere affrontati in modo coordinato”. Secondo il rapporto, infatti, l’eradicazione della fame richiede un “approccio integrato” che possa prevedere sia investimenti pubblici che privati per “aumentare la produttività agricola, l’accesso alla terra, ai servizi, alle tecnologie e ai mercati. Servono misure per promuovere lo sviluppo rurale e la protezione sociale per i più vulnerabili”.
fonte: Agenzia Redattore Sociale