12 marzo 2014 - Per Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo, sarebbero voci credibili quelle che circolano riguardo il possibile intervento sul programma Joint Strike Fighter per coprire il taglio delle tasse annunciato da Renzi. “Ho registrato la cosa da diverse fonti – racconta -, per cui qualcosa è stato discusso”. In ballo, spiega, ci sarebbe soltanto la quota prevista per il 2014. “I rumour parlano di una eliminazione totale della spesa per quest’anno – aggiunge -. Si parla di circa 500 milioni e quindi significa niente acquisti per il 2014”.
Tuttavia, non c’è ancora nulla di certo e non è la prima volta che Matteo Renzi spazza via le voci dai corridoi di Palazzo Chigi con decisioni inaspettate. Intanto, le ipotesi di taglio fanno ben sperare, così come le diverse prese di posizione dell’allora sindaco di Firenze sulla questione. Come quando, inpiena estate 2012, su Facebook Renzi scriveva: “continuo a non capire perché buttar via così tanto sulle spese militari, a partire dalla dozzina di miliardi necessari a comprare i nuovi F35. Anche basta, dai…”. Posizione mantenuta da Renzi “anche nel corso della prima campagna quella delle primarie”, aggiunge Vignarca, che spera anche nel nuovo ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “L’attuale ministra della Difesa non ha mai attaccato gli F35 – continua Vignarca -, ma neanche difesi a spada tratta come il suo predecessore Mauro”.
Per Vignarca, fondati o infondati che siano, i rumour sugli F35 segnano una piccola svolta almeno nella comprensione della questione. “Se fosse uscita una notizia del genere nel 2009, tutti l’avrebbero presa come la solita boutade dei pacifisti”. Tuttavia, per Vignarca, Renzi può fare di più e in tre mosse potrebbe recuperare nono solo il 5 per cento dei 10 miliardi annunciati con il taglio degli F35 nel 2014, ma arrivare addirittura alla metà di quella cifra a dieci zeri. “Con la campagna Sbilanciamoci! abbiamo fatto tre proposte. Una riguarda il personale, l’altra l’acquisto dei sistemi d’arma e l’ultima le missioni all’estero. Da queste tre voci si possono portare a casa 4,5 miliardi circa, cioè la metà di quel che ha annunciato Renzi”.
Si tratta di rivedere le spese militari in termini “realistici”, spiega Vignarca. Come la riduzione del personale “portando gli effettivi già da subito ad un livello che la riforma prevede dal 2026 e per un primo anno si potrebbe avere un mezzo miliardo di risparmio – spiega -. Se poi si elimina l’istituto dell'ausiliaria, ottieni un altro mezzo miliardo”. Ausiliaria che, per il coordinatore della Rete disarmo, sono “una cosa fuori di testa”.
Funziona così:“Tu vai in pensione – spiega Vignarca -, ma se sei un ufficiale superiore per due anni vieni pagato perché potresti essere richiamato. Non vieni pagato se vieni richiamato, ma solo perché potresti”. Poi ci sono altri 2,8 miliardi che si possono risparmiare sui sistemi d’arma. “Al ministero per lo Sviluppo economico sono previsti 2,6 miliardi destinati per sviluppare nuovi sistemi d’arma – continua Vignarca -. Noi abbiamo proposto di togliere due miliardi da questa cifra. Sui sistemi d’armamento, inoltre, abbiamo i 600 milioni circa degli F35 e 200 milioni per la seconda serie di sommergibili U212. Sull’aspetto dei sistemi d’armamento il risparmio complessivo è di 2,8 miliardi”. Infine un taglio alla missioni all’estero, ma solo quelle di “valenza aggressiva”, da cui è possibile risparmiare circa 700 milioni.“Vuoi tagliare la spesa pubblica di 10 miliardi – chiosa Vignarca -? 4,5 miliardi li trovi subito qui”. (ga)