UNIONE EUROPEA (2 Gennaio) - Con l’ingresso di Bulgaria e Romania, si è completato il quinto allargamento dell’Unione Europea, iniziato dopo la fine della guerra fredda e culminato, nel maggio 2004, con l’adesione di dieci nuovi Stati membri appartenenti prevalentemente all’Europa centrale e orientale. Il presidente Barroso, durante le conclusioni del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo tenutosi a Bruxelles nei giorni 14-15 dicembre, ha detto: …”L’ingresso della Bulgaria e della Romania nell’Ue completa la quinta fase di un allargamento che ha pacificamente riunito l’Europa dell’est e l’Europa dell’ovest”.
Il 2007 segna anche il 50° anniversario del trattato di Roma con cui furono istituite la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) e la Comunità economica europea (CEE), con cui gli Stati membri si prefissero l’obiettivo di rimuovere le barriere commerciali fra loro esistenti per costituire un “mercato unico”.
Questo allargamento costituisce quindi una tappa importante di un processo che riprenderà il suo corso con l’avvio dei negoziati con i Balcani occidentali, anche se non sono state fissate nuove date per la loro adesione. Per questo si impone una riflessione, un forte impegno ed un ruolo attivo da parte di tutti i membri, “vecchi e nuovi”.
Si rende necessario, in primo luogo, di un consolidamento dell’Unione Europea e dei rapporti tra i suoi membri, partendo dalla ripresa del processo costituzionale. Le implicazioni del processo di allargamento europeo sono diverse e investono tutti i settori, politico, economico, sociale e riguardano non solo la scelta delle strategie politiche ma anche il normale svolgersi della vita collettiva.
L’allargamento verso sud est determina, inoltre, un impatto considerevole sull’intera area balcanica, sia in termini economico commerciali che infrastrutturali. Allo stesso tempo, però, questo fa riemergere i timori connessi al tema dell’immigrazione, dell’occupazione, della corruzione, della criminalità, della giustizia e dell’utilizzo improprio dei fondi comunitari.
Proprio quello dell’immigrazione sembra essere uno dei timori che già con l’allargamento a 25 del 2004 aveva portato non poche paure tra la popolazione europea, per una possibile invasione dei cittadini provenienti dai nuovi paesi membri. Anche per questo l’Ue ha previsto meccanismi di salvaguardia che regolano temporaneamente l’accesso al mercato del lavoro ai cittadini bulgari e rumeni come già aveva fatto per i cittadini entrati nel 2004.
I dati post allargamento avevano dimostrato l’inconsistenza di tali paure e dovrebbero forse indurci a riflettere sul fatto che se va bene che ci sia libera circolazione delle merci, perché un cittadino rumeno non potrebbe avere libero accesso al mercato del lavoro europeo?
Per l’Italia la limitazione sembra invece valere solo per alcune categorie. Infatti il 27 dicembre scorso il Consiglio dei Ministri ha ratificato il provvedimento per il libero accesso al mercato del lavoro italiano solo per alcuni lavori. Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero ha affermato: “Quasi tutti i Paesi europei hanno introdotto misure restrittive sul versante del lavoro, noi invece abbiamo deciso di lasciare norme restrittive solo per alcune categorie, e di rendere completamente libera la circolazione, e quindi i rapporti di lavoro, per quanto riguarda le assistenti domiciliari, cioè le cosiddette badanti, e i lavoratori dell'edilizia, i lavoratori stagionali in genere, i lavoratori dei settori agricolo e turismo, i metalmeccanici”.
Valeria Rossato