Gli interventi di emergenza si caratterizzano solitamente in interventi tempestivi a favore di popolazioni colpite da un disastro naturale inatteso o dal precipitare di un evento bellico o dalle due circostanze congiunte. I tempi del progetto di emergenza sono generalmente molto ristretti: l'intervento deve essere approntato nel volgere di 24 ore, o al più in qualche giorno.
Il VIS non crede nell'efficacia di aiuti di emergenza fini a se stessi, che pur essendo indispensabili in quanto volti a salvare vite umane, se non orientati ab origine a processi di sviluppo, rischiano di rimanere sterili, insostenibili e talora permanenti. Per questo il VIS si definisce principalmente come una ONG di sviluppo e non ricerca opportunità per condurre progetti di emergenza. Eppure spesso è l'emergenza a bussare, violenta, alle porte delle comunità e delle città nelle quali operano il VIS e i Salesiani, e di fronte ad essa non è possibile chiudere gli occhi.
La storia recente, periodicamente, ci ha consegnato drammatiche responsabilità, cui abbiamo risposto con impegno e passione, dai profughi in fuga dal Kosovo devastato dalla guerra nel 1999, ai bambini orfani e agli sfollati di Goma, località della Repubblica Democratica del Congo martoriata dalla guerra dei Grandi Laghi, alle gravi carestie in Etiopia e in Eritrea, alle drammatiche conseguenze dello tsunami del 26 dicembre 2004 nel Sud-est asiatico e a quelle dei cicloni abbattutisi in Bangladesh. Più di recente abbiamo operato nelle continue crisi della Palestina e del Libano, nel post-terremoto che ha distrutto Haiti e nelle alluvioni che hanno devastato il Pakistan.
Quando è l'emergenza a bussare alle nostre porte non rispondiamo avendo unicamente l'obiettivo di rispondere ai bisogni contingenti, ma cerchiamo sempre di garantire le condizioni per la sopravvivenza e la ricostruzione affrontando contestualmente le condizioni strutturali di ingiustizia e diseguaglianza, promuovendo i diritti fondamentali, l'uguaglianza e la dignità delle persone.