3 febbraio 2011 - Sono almeno cinque le vittime degli scontri tra opposti gruppi di manifestanti, pro e contro il presidente Hosni Mubarak, che si sono protratti fino a notte fonda al Cairo. Lo ha riferito il ministero della Sanità aggiungendo che i feriti sono circa 800. Secondo informazioni riferite da più fonti, l’esercito egiziano ha mantenuto una posizione defilata pur disponendo alcuni carri armati all’interno di piazza Tahrir, centro delle proteste antigovernative dei giorni scorsi, divenuta ieri vera e propria arena di confronto. Non è chiaro se il bilancio fornito dal ministero sia quello definitivo, di certo sono state usate armi da fuoco, bombe artigianali e bombe incendiarie con il museo egizio minacciato da un principio di incendio subito sedato. Dal Cairo, il confronto tra gruppi di manifestanti si è propagato anche alle altre città del paese, in particolare a Port Said, a Suez e ad Alessandria. Secondo il quotidiano al-Masry al-Youm, in quest’ultima città sarebbero stati i vertici locali del Partito nazionale democratico (Ndp, al potere) a guidare le contro-proteste con la partecipazione di numerosi agenti di polizia; scontri tra manifestanti pro e contro Mubarak sono avvenuti in più parti di Alessandria, in particolare nelle vicinanze della moschea di al-Qaed Ibrahim. Seppure diviso dopo il discorso di Mubarak di due giorni fa - con il quale il rais ha sostenuto di non volersi ricandidare alle prossime elezioni, ma anche di non volersi dimettere, toccando tasti a tratti sentimentali, molto sentiti da una parte della popolazione – il movimento delle opposizioni nelle ultime ore sembra essersi riorganizzato e dalle dichiarazioni dei suoi leader, dei Fratelli musulmani e di Mohamed el Baradei in particolare, appare più che mai determinato nella sua richiesta di dimissioni immediate di Mubarak e di un rapido periodo di transizione verso nuove elezioni.[GB]
(fonte: Misna)