16 luglio 2012 - I dati sono a dir poco disarmanti: in aumento povertà e lavoro minorile, solo nel Sud Italia oltre 1,5 milioni i minori a rischio. Ragionare su questi numeri lascia davvero perplessi, ma questo è ciò che emerge dal V° Rapporto del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza - del quale il VIS è parte – sulla situazione dei minori nel nostro Paese presentato agli inizi di giugno a Roma, al Senato della Repubblica, alla presenza del neo-nominato Garante Infanzia, Vincenzo Spadafora, e del Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, in collegamento esterno.
Andare oltre lo sconcerto e la perplessità dei numeri e osservare, come sempre, che la chiave di volta in una situazione critica come quella del nostro Paese rimane sempre la prevenzione.
Ancora oggi i diritti umani rimangono velleità di giuristi zelanti, tematica riconducibile ai soli paesi in via di sviluppo e fiore all’occhiello delle Nazioni così dette a democrazia avanzata.
Il 19 dicembre 2011, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York, ha adottato la Dichiarazione sull'Educazione e la Formazione ai Diritti Umani, riconoscendo il diritto di ciascuno di avere accesso all'educazione ai diritti umani, attivando un processo permanente che coinvolga tutte le età, tutte le componenti della società, e ogni tipo di educazione, formale e informale. L’art.3 comma 2 recita: “L'educazione e la formazione ai diritti umani interessa tutte le parti della società, ad ogni livello compresa l'educazione materna, primaria, secondaria e universitaria, tenendo in considerazione la libertà accademica ove necessario, e tutte le forme di educazione, formazione e apprendimento, nel contesto sia pubblico e privato, formale, informale e non formale. Essa comprende, tra l'altro, la formazione professionale, in particolare la formazione dei formatori, degli insegnanti e del personale dello Stato, l'educazione continua, l'educazione popolare nonché le attività di pubblica informazione e coscientizzazione.”.
Mentre il resto d’Europa sta adeguando i propri programmi scolastici integrando le materie di studio tradizionali a quelle così dette di nuova generazione, a tutt’oggi l’Italia risulta inottemperante rispetto alle raccomandazioni pervenute a livello internazionale (CESCR/ ITA/ 04 del 26 novembre 2004, n. 13, 29, 31) - Nazioni Unite e Consiglio d’Europa - per sollecitare l’inserimento dell’educazione ai diritti umani nei curricula scolastici.
In Italia la promozione e protezione dei diritti umani non è materia obbligatoria di studio per la formazione degli insegnanti, né è inserita trasversalmente nei nuovi piani di offerta formativa della scuola dell’obbligo e della scuola superiore, né è studiata, se non come materia opzionale, a livello universitario, neppure alla Facoltà di Giurisprudenza.
Il 10 dicembre del 2004 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 59/113, ha istituito - a seguito della Decade delle Nazioni Unite per l’educazione ai diritti umani lanciata alla Conferenza Mondiale di Vienna del 1993 - il Programma Mondiale per l’educazione ai diritti umani. Questo programma, diviso in più momenti, e attualmente nella sua seconda fase (2010-2014), si concentra sull'educazione ai diritti umani per l'istruzione superiore e sui programmi di formazione sui diritti umani per insegnanti ed educatori, funzionari pubblici, funzionari di polizia e personale militare. Il focus è stato definito sulla base di una consultazione, alla quale anche l'Italia ha dato il suo contributo, dell'Alto Commissario per i diritti umani. Le indicazioni della seconda fase sono contenute nella pubblicazione “Piano d'azione per la seconda fase (2010-2014) del Programma Mondiale per l'Educazione ai Diritti Umani” (A/HRC/15/28) dove sono contenute le azioni specifiche rivolte alle diverse componenti del percorso educativo: politiche nazionali adeguate, cooperazione internazionale, coordinamento e valutazione.
Uno dei punti di forza del programma Mondiale per l’educazione ai diritti umani è l’accento posto sull’importanza dell’educazione come life long learning inteso come apprendimento che dura tutta la vita. Un’ educazione che supera i confini del didattico per entrare in un contesto educativo più ampio in cui l’educazione non formale e informale divengono elementi complementari all’educazione definita tradizionale.
Per dovere di informazione si fa presente che ad oggi gli obiettivi fissati nella prima fase (l’introduzione dell’educazione ai diritti umani nel programma scolastico ministeriale per le scuole primarie e secondarie di primo e secondo livello) risultano ancora disattesi da parte dell’Italia.
L’introduzione della riforma del sistema scolastico italiano attraverso l’attuazione della legge 30 ottobre 2008, n. 169, ha favorito l’inserimento, nel nostro sistema scolastico, di una nuova materia di insegnamento: “Cittadinanza e Costituzione”, operativa dall’anno scolastico 2009-2010 per un ammontare annuo di 33 ore ricavate nell’ambito delle ore degli insegnanti di storia e geografia.
Da questo si deduce che sarà discrezione dell’insegnante, in base alla propria sensibilità culturale e civica, promuovere nel tempo a disposizione una nuova cultura di educazione ai diritti umani.
E’ significativo notare che per il personale della scuola non sono previsti corsi di aggiornamento e formazioni specifici. Mancano altresì fondi destinati alle realtà del terzo settore che svolgono un costante lavoro di formazione sui diritti umani con insegnanti ed educatori, in ambiti non formali e sempre più spesso in quelli formali, con un ruolo suppletivo all'istituzione scolastica che andrebbe maggiormente riconosciuto e sostenuto in maniera adeguata dal punto di vista economico.
Risulta poi fondamentale che, quando disponibili, i fondi vengano erogati secondo meccanismi pensati per ottimizzarne l'utilizzo, potenziarne la ricaduta formativa e garantire continuità agli interventi.
L’auspicio è che la recente approvazione della Dichiarazione sull’Educazione e la Formazione ai Diritti Umani possa favorire un più attivo impegno del nostro paese nell’acquisizione di consapevolezza che “L'educazione e la formazione ai diritti umani comprende tutte le attività di educazione, formazione, informazione, coscientizzazione e apprendimento intese a promuovere l'universale rispetto e osservanza di tutti i diritti umani e libertà fondamentali e quindi a contribuire, tra l'altro, alla prevenzione delle violazioni e degli abusi dei diritti umani fornendo alle persone conoscenza, abilità e comprensione e sviluppando le loro attitudini e i loro comportamenti, per renderle effettivamente capaci di contribuire alla costruzione e alla promozione di una cultura universale dei diritti umani”, (art. 2 comma 1).
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Debora Sanguinato
Settore Diritti Umani & Advocacy del VIS