21 ottobre 2014 - Oggi, martedì 21 ottobre alle 11:00, presso la Casa Generalizia dei Religiosi Camilliani, si svolge la tavola rotonda "Fratelli d'ebola. In ascolto delle comunità più colpite", promossa da varie associazioni e ONG attive nei paesi africani colpiti dall'epidemia di Ebola. I promotori di questa iniziativa, nata "per dare spazio alle voci di chi vive e opera a fianco delle comunità locali e per lanciare un appello univoco al fine di aumentare l'attenzione e la consapevolezza su questa emergenza", sono: Associazione Volontari DOKITA onlus, Caritas Italiana, Camilliani, Fatebenefratelli – Ordine Ospedaliero S.Giovanni di Dio, CUAMM - Medici con l'Africa , Focsiv - Volontari nel mondo, Fondazione AVSI – ONG ONLUS, Giuseppini del Murialdo, Missionari Saveriani, Salesiani di Don Bosco e VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). Per il VIS partecipa il nostro vice presidente Don Guido Errico.
«La Chiesa - ricordano le 11 organizzazioni - è impegnata, sin dall’inizio della crisi, nella risposta a questa emergenza che non è solo sanitaria, ma umanitaria e che coinvolge Guinea, Liberia e Sierra Leone, tre dei paesi più poveri al mondo». «Le conseguenze legate all’epidemia sono infatti molteplici e non si fermano alle ormai migliaia di morti: sanità, sicurezza alimentare, economia, relazioni sociali, discriminazioni, migliaia di bambini rimasti orfani sono alcuni dei problemi più gravi che vengono quotidianamente affrontati nelle grandi città come nei villaggi più piccoli e remoti colpiti dal virus», proseguono ancora.
I vari organismi di origine ecclesiale ricordano anche di essere «impegnati anche nell’assistenza alimentare alle famiglie colpite e ai bambini orfani, nel sostegno psicologico post-trauma così come nell’identificazione dei casi sospetti e nella loro cura attraverso ospedali e centri specializzati il cui personale ha pagato un prezzo molto elevato in vite umane» e per questo «rafforzano il loro impegno e richiamano l’attenzione su questa crisi», ricordando anche come oltre che per Ebola in Africa oggi si muore ancora «per malaria, di parto di fame e di ingiustizia».