Una coalizione di organizzazioni della società civile internazionale insieme alla Campagna per la Riforma della Banca Mondiale (CRBM) chiedono al governo italiano la cancellazione del debito illegittimo che l'Ecuador deve al nostro Paese.
In particolare le organizzazioni della società civile internazionale fanno riferimento all'analisi del debito effettuata dalla Commissione del governo ecuadoriano per la Revisione Integrale del Credito Pubblico (CAIC) che ha riscontrato elementi di illegittimità e illegalità nei crediti concessi, incluso quello accordato dal governo italiano per la realizzazione della centrale idroelettrica di Marcel Laniado De Wind, nei pressi della diga di Daule Peripa.
"Un prestito di circa 45 milioni di euro che però non ha portato ai risultati sperati" - sottolinea Elena Gerebizza della CRBM. La centrale, costruita da una cordata di imprese italiane guidate da Ansaldo, ha subito un incremento dei costi del 163%, dovuto anche alla decisione in corso d'opera di aumentarne la potenza. Tuttavia in base alla verifica tecnica della CAIC sembrerebbe che le turbine installate siano in realtà di potenza inferiore a quella dichiarata nel contratto, per cui il popolo ecuadoriano sta pagando un prezzo altissimo per un'opera di scarso valore, che non produce più di un terzo dell'energia attesa ed ha avuto delle conseguenze negative sotto vari punti di vista.
A quasi 30 anni dalla loro realizzazione, la diga di Daule Peripa e l'annessa centrale idroelettrica di Marcel Laniado De Wind hanno avuto impatti ambientali e sociali enormi. Il territorio che è stato inondato dal bacino artificiale era uno dei più fertili del Paese. Secondo il rapporto della CAIC, in seguito all'inondazione sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre 14.965 contadini, mentre altre 63 comunità sono rimaste pressoché isolate. Le organizzazioni della società civile ecuadoriana sostengono che circa 50.000 persone siano state impattate direttamente e indirettamente dal bacino artificiale, senza mai venir compensate per le perdite subite. Non a caso la popolazione locale rimasta all'interno dell'area interessata dalle decine di frange d'acqua dell'invaso si trova in condizioni di povertà estrema, costretta a coltivare terre a bassissimo rendimento. L'indice di carenza di servizi di base tra le comunità all'interno dell'invaso è tra i più alti nel paese. Tra il 70 e il 90% degli abitanti non ha accesso ad acqua potabile ed è vittima di malattie come il dengue e la malaria.
"Questo debito è la conseguenza di un'operazione fallimentare della Cooperazione italiana, che ha peggiorato le condizioni di vita delle popolazioni che vivono nell'area e ha caricato sulle spalle dei più poveri in Ecuador il peso di un debito illegittimo che non deve più essere ripagato" - ha dichiarato Elena Gerebizza della CRBM. "Chiediamo al governo italiano di riconoscere la propria co-responsabilità nell'aver generato questo debito, e di procedere immediatamente alla sua cancellazione unilaterale e incondizionata" - ha concluso la Gerebizza.