19 aprile 2016 - Pubblichiamo di seguito il comunicato di Don Bosco International sull'accordo UE-Turchia e sulla situazione di migranti e rifugiati in Europa.
Noi, Salesiani di Don Bosco, lavoriamo a favore dell’integrazione dei migranti e dei rifugiati in Europa e in altri continenti, e siamo preoccupati per le implicazioni dell’accordo tra l’Unione europea (UE) e la Turchia.
Pur riconoscendo che potrebbe portare un miglioramento temporaneo ad una situazione attualmente caotica, riteniamo che le frettolose disposizioni dell’Accordo vadano contro almeno allo spirito della Convenzione sui Diritti del Fanciullo (art. 3, 22), la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati (1951/1967) e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea (art. 18).
Dato che il fenomeno delle migrazioni irregolari è parte della realtà europea emergente, siamo fiduciosi che invece di essere respinti alle frontiere, ai minori non accompagnati, ai giovani e alle famiglie in cerca di asilo nell’UE possa essere concessa la possibilità di ricostruire le loro vite nell’UE, grazie alla fornitura di servizi di qualità che soddisfino le loro esigenze.
Come Salesiani riteniamo che l’inclusione promuova la cittadinanza e la partecipazione alla vita sociale. Per noi, la diversità è un valore e la nostra presenza in 23 Stati membri UE mira ad includere i giovani migranti nella società, offrendo loro opportunità educative ed un elevato livello di servizi secondo le loro esigenze, affinché possono avere una reale possibilità di iniziare una nuova vita.
Come Salesiani crediamo in una UE non indifferente alle sofferenze, che sappia assumere la propria responsabilità nei confronti delle persone, e che rispetti i loro diritti e la loro dignità. I richiedenti asilo dovrebbero sperimentare un approccio basato sui diritti quando si presentano alle frontiere dell'Europa, indipendentemente da quale Stato membro dell'UE gli capiti di raggiungere. È un peccato che nell’Accordo non parli di diritti o responsabilità, assistenza o protezione, ma piuttosto di “fermare i barconi” e di distruggere “il modello di business dei trafficanti di esseri umani”.