PECHINO - La Cina protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla Corte penale internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a causa della strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione del provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'Onu, di cui è membro permanente, mentre migliaia di persone sono scese in piazza a Khartoum per manifestare il loro sostegno al presidente. Anche lo stesso Bashir si è unito alla folla, accusando Stati Uniti e Unione europea, "i veri criminali".
Il provvedimento della Corte penale, che esclude l'accusa di genocidio ma contempla i reati di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, sterminio, tortura e stupro, ha già provocato ieri manifestazioni di protesta a Khartoum per quello che viene definito "nuovo colonialismo".
Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla Lega araba. Anche il Cairo, come Pechino, chiederà la sospensione del mandato al Consiglio di sicurezza. La Lega araba, per bocca del portavoce Amr Moussa, ha espresso "preoccupazione per la stabilità del Darfur". La Russia parla di "decisione intempestiva".
Intanto il capo della delegazione sudanese presso l'Unione Africana (Ua) ha chiesto agli stati africani di ritirare la propria adesione alla Cpi dell'Aja: sono 30 quelli che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma, il trattato con cui è stata istituita la corte internazionale. E una delegazione della Ua farà pressione sul Consiglio di Sicurezza Onu perché la condanna al presidente sudanese venga sospesa per un anno, per dare una chance al processo di pace in Darfur.
Cinquemila in piazza a Khartoum. Oltre 5.000 persone si sono radunate questa mattina nella Piazza dei Martiri, nel centro della capitale sudanese, urlando slogan a sostegno del presidente. Lo stesso Bashir si è unito a loro, accusando: "I veri criminali sono i leader di Stati Uniti e dei Peesi europei". Parlando ai suoi sostenitori, il presidente ha detto: "Il Sudan rappresenta oggi la voce più forte nel mondo che rifiuta il dominio del colonialismo". Per Bashir, interrotto spesso dalla folla al grido "non ci inginocchieremo che ad Allah" in un vero e proprio show, "i crimini di guerra e di sterminio della popolazione li hanno fatti loro (gli occidentali) in Vietnam, in Iraq e in Palestina. Contro di noi parlano di difesa dei diritti, mentre in realtà sono proprio loro a violare per primi questi diritti", ha continuato il leader galvanizzato dalla folla.
Ong espulse. Nel suo discorso Bashir ha giustificato l'espulsione di dieci organizzazioni straniere di aiuti umanitari che operano in Sudan, annunciata già ieri sera. "Hanno agito contro il Sudan - ha detto il presidente - e per questo le abbiamo mandate via. Ci sono molte parti che hanno approfittato della guerra in Darfur. Due miliardi di dollari sono stati spesi per le organizzazioni internazionali sul posto, che hanno perciò interesse a tenere in piedi il conflitto". I soldi, sostiene Bashir, sono andati a Luis Moreno Ocampo, il procuratore generale della Corte penale internazionale che ha chiesto la sua incriminazione, ed ai suoi alleati. Fra le ong espulse, ci sono la britannica Oxfam, Save the Children, l'americana Care, l'International Rescue Committee e la sezione olandese di Medici Senza Frontiere. E altre tre rischiano di essere invitate a lasciare il Paese.
Già ieri, migliaia di persone erano scese in piazza subito dopo il pronunciamento della Cpi. I dimostranti hanno puntato il dito gli contro gli Stati Uniti, il Regno Unito, gli "ebrei" e il procuratore della Cpi, Luis Moreno-Ocampo. "Ocampo e gli ebrei, siamo stati trascinati a dover fare i conti con gente come voi", ha urlato la folla. Negli ultimi mesi, Bashir ha più volte sostenuto che la Cpi era frutto di "un complotto al 100% sionista" volto a destabilizzare il Sudan. La guerra in atto in Darfur dal 2003 ha causato almeno 300.000. Morti e 2,7 milioni di sfollati e profughi.
(Fonte: Sito del quotidiano Repubblica)