24 aprile 2012 - Nel villaggio di Kisisi a Shasha c’è una mamma, la chiameremo “Maman Tumaini , un nome molto diffuso da queste parti, che significa speranza”.
Con lei vivono 7 bambini, 3 figli suoi e altri 4 che la maman ha preso in cura dopo la morte della loro madre naturale. Suo marito è deceduto pochi mesi fa. Era un nostro agricoltore: si occupava di coltivare i campi nella piantagione di Shasha e con il lavoro riusciva a sfamare tutta la grande famiglia.
Dopo la morte del marito, la mamma ha continuato a prendersi cura di tutti i figli: è andata a vendere merce al mercato, ha trasportato enormi pesi per conto terzi, così da guadagnare qualcosa per sfamare i bambini. Le bambine più grandi aiutano facendo chilometri e chilometri con le taniche d’acqua sulla schiena, dalla sorgente fino alle case dei vicini che danno loro qualcosa da mangiare in cambio del servizio offerto.
Non riuscivano però più a studiare. Non ci sono soldi per la scuola e bisogna lavorare. Il figlio più grande, di 17 anni è partito per raggiungere Goma, la città dove spera di trovare qualche lavoretto per sopravvivere e aiutare la famiglia.
L’équipe sociale del Centro Don Bosco ha fatto sua la sua storia e ha cercato di sostenerla.
Prima di lasciare la sua casa andava alla scuola secondaria; voleva venire a Goma per arrivare alla scuola professionale di Don Bosco e intraprendere il corso di agricoltura. Ma alla fine si è ritrovato sulla strada. Abbiamo incontrato il ragazzo qui in città, che si trovava a dover vivere per strada in mancanza di un posto dove stare. È stato subito accolto alla Maison Gahinjia, la nostra casa per ragazzi di strada.
Con lui poi, siamo andati a visitare “Maman Tunaimi” e gli altri suoi figli: vivono in una casa di fango e paglia sulle pendici delle colline di Shasha. La “casa”, di una sola camera, è divisa in due da una parete fatta di foglie di banana e nella stanza più grande dormono tutti i bambini insieme alla loro mamma. Dormono su stuoie di bambù, dividendosi le coperte che il Centro ha donato loro. Nell’altra stanzetta ci sono due sedie ed è tutto ciò che la famiglia possiede, insieme a qualche pentola per cucinare quando ci sono i soldi per comprare il “makala” ( carbone).
Grazie al progetto “Dalla Terra, la Vita” vorremmo dare a questa famiglia delle condizioni di vita più dignitose.
Il ragazzo più grande sarà inserito nel corso di agricoltura della scuola professionale e una volta finiti gli studi potrà lavorare nella piantagione.
Nel frattempo sarà la mamma a prendere il posto del marito come coltivatrice: potrà così insieme alle altre donne coltivare una piccola porzione di terreno e avere di che sfamare i suoi figli. Coi soldi del salario sarà in grado di mandare i bambini a scuola, acquistare il materiale scolastico, le divise e qualche vestito per la festa. I piccoli che restano ancora a casa potranno avere il latte e rimanere accanto alla loro mamma mentre lavora, insieme ai figli delle altre donne: spesso si vedono nei campi di Shasha dei veri e propri asili nido aziendali. Le mamme stendono nell’angolo del campo le loro stoffe colorate, quelle che usano per legare i bimbi sulla schiena (i nostri marsupi, per intenderci!) e i piccoli rimangono lì seduti con in mano un pezzettino di canna da zucchero da succhiare (per i più grandicelli che hanno già dentini forti e sani), giocherellando con l’erba e la terra.
I neonati restano sul dorso delle mamme, ignari della fatica e del lavoro.dormono pacifici senza disturbare e quando hanno fame la mamma li allatta al seno sedendosi in un angolo con la propria zappa vicino. Gli strumenti del lavoro sono molto preziosi, non bisogna mai perderli di vista!
Questi bambini riusciranno presto ad avere una vita normale: chi farà pratica del lavoro, chi potrà continuare a studiare e chi giocherà sereno nel campo vicino alla mamma.
Alla sera rientrano tutti insieme nella loro casa, dove hanno materassi e coperte che la mamma è riuscita a comprare loro grazie al primo salario ricevuto.
Fuori dalla piccola casa si possono vedere gli abitini lavati e stesi ad asciugare sull’erba, come da tradizione..
Maman Tumaini presto potrà unirsi alla cooperativa delle donne che utilizza parte del salario per comprare merce a basso costo da rivendere poi al mercato, riuscendo a guadagnare qualche soldo in più.
La terra di Shasha ha davvero ridato un’esistenza dignitosa a questa famiglia. I prodotti della terra sono cibo e il lavoro della terra diventa casa, istruzione e possibilità. Possibilità di scelta e cambiamento.
La terra diventa speranza e futuro, diventa vita.
Giovanna Bonvini e Monica Corna
Volontarie VIS in Repubblica Democratica del Congo