La crisi finanziaria in corso negli Stati Uniti comincia a preoccupare la Comunità dell'Africa Orientale per lo sviluppo (Comesa). Quali le conseguenze sui mercati africani? Questi e altri gli interrogativi al meeting annuale in atto nel continente africano.
Il ministro delle finanze ugandese, Ezra Suruma, in apertura del meeting ha invitato i rappresentanti dei 19 paesi a "cercare mercati alternativi ai loro prodotti". Un anno fa le esportazioni africane negli Stati Uniti hanno raggiunto quasi la quota di 68 miliardi di dollari. Data l'attuale crisi finanziaria il ministro afferma la possibilità di accrescere le esportazioni dal continente africano verso i paesi asiatici tipo Cina e India.
Anche se secondo il presidente del consiglio di amministrazione di Comesa "l'impatto della crisi degli Stati Uniti sul continente africano sembra essere in parte imprevedibile" molti economisti dei paesi africani pensano che il rischio sia molto alto. Il ministro Suruma continua: "la crisi in corso dimostra che il capitalismo non potrà rimanere allo stato attuale e la regolamentazione governativa è inevitabile. Un nuovo ordine mondiale sembra necessario".
Comesa, istituita nel 1994, in sostituzione della "Pta" (Preferencial Trade Area) già fondata nel 1981 adotta la strategia dell'abbattimento di ogni ostacolo allo sviluppo di scambi e investimenti economici. Uno dei principali promotori per l'integrazione dei mercati economici, secondo Comesa, è lo sviluppo del settore privato.
Intanto, il governo di Washington propone un piano di salvataggio finanziario, piano che prevede uno stanziamento di 700 miliardi di dollari - quasi 20 volte la cifra necessaria secondo l'ONU a finanziare il raggiungimento degli obiettivi del millennio in tutti i paesi africani.