4 aprile 2016 - Il Governo del Burundi ha accolto ieri, ma con cautela, il via libera del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite al dispiegamento di una forza di polizia dell’Onu nel Paese per fermare le violenze. Ha detto però no a truppe di pace che, secondo l'opposizione, sarebbero necessarie per porre fine agli scontri che, dopo la contestata rielezione del presidente Nkurunziza, hanno provocato in un anno oltre 400 morti e 250 mila sfollati.
La situazione, intanto, continua a essere esplosiva. Nei giorni scorsi è stato assassinato il Colonnello Darius Ikurakure, uno stretto collaboratore del presidente Nkurunziza. L’alto ufficiale è stato assalito da uomini armati all’interno del Ministero della Difesa. L’omicidio è stato poi rivendicato dal FOREBU (Forces Républicaines du Burundi), un gruppo di oppositori a Nkurunziza che vanta aderenze all’interno delle forze armate.
Chi ha ucciso il Colonnello Ikurakure? L’assassinio in pieno Stato maggiore dell’esercito, in uno dei luoghi più controllati della capitale e la fuga del commando che lo ha abbattuto pone molte domande e le versioni sono differenti. Secondo alcune versioni, potrebbe essere stato lo stesso Nkurunziza a commissionare l’assassinio, in un tentativo di liberarsi delle persone a lui vicine responsabili dei massacri.
Il clima è teso anche perché nei prossimi giorni dovrebbe uscire in Francia un film documentario di 52 minuti sulle menzogne del regime ed in particolare sul Presidente Nkurunziza e i famosi generali. Anche l’ex-secondo vice presidente G. Rufiyikiri ha prodotto un documento di venti pagine in cui denuncia la corruzione del regime Nkurunziza.
In questo contesto il regime ha lanciato una campagna che cerca di presentare il paese come vittima di un complotto internazionale fomentato dal Rwanda, dalla Chiesa Cattolica e dal Belgio. Vengono presentate alla televisione persone che confessano qualsiasi cosa e in particolare i fatti che hanno scosso l’opinione pubblica mondiale. Molti, però, stando ai media internazionali, non risultano credibili: sarebbero semplici prestanome.
Le sanzioni dell’Ue (che ha deciso di sospendere gli aiuti al Paese) pesano e c’è il tentativo di voler controbattere le accuse fatte al governo di massacri e omicidi. C’è il tentativo, inoltre, di voler provare l’esistenza di un complotto gestito da un asse Rwanda-tutsi burundesi per giustificare omicidi e sparizioni. C’è infine un tentativo di voler far uscire il paese da un isolamento internazionale. Per questo, stando alle accuse di molti media e organizzazioni internazionali, il potere sta cercando di offrire i colpevoli all’Ue e alla comunità internazionale.
Ora, la polizia dell’Onu arriverà nel Paese. L’auspicio è che possa servire ad arrivare a una soluzione.