10 aprile 2015 - A dieci giorni dalla maratona ancora forti e vivide sono le sensazioni che ho provato correndo la maratona di Betlemme. E’ stata davvero una giornata speciale ed emozionante che ricorderò per sempre.
Dopo una notte non del tutto tranquilla vista l’eccitazione e l’agitazione mi sono svegliato presto; l’appuntamento era per le 7.00 in piazza della natività. Il tempo di una colazione veloce, ma energica e mi sono incamminato da casa verso il ritrovo; già durante il tragitto si poteva respirare nell’aria la trepidazione dell’evento, le persone per strada, notando che ero uno dei partecipanti, salutavano e sorridevano calorosamente, alzando così ulteriormente in me l’agitazione e l’attesa della partenza. Ero davvero inpaziente di iniziare a correre.
Raggiunta la Piazza della Natività ho visto che già molta gente si era radunata. Eravamo oltre 3000. Nader Al-Masri è stato il vincitore della maratona. Anche se ha gareggiato per il suo Paese alle Olimpiadi di Pechino 2008 e pur essendo il più celebre maratoneta palestinese, non aveva mai corso una maratona nel suo paese prima. Ci sono voluti due anni per ottenere i permessi necessari agli abitanti di Gaza per la maratona, ma le autorità israeliane hanno sempre negato i permessi (guarda il servizio di Rainews24 su Nader clicca qui).
Quest'anno, il 39 per cento dei corridori sono state donne (due punti in più del 2014). La partecipazione delle donne alla maratona è "uno dei più alti tassi al mondo" (considerate, ad esempio, che la partecipazione delle donne a maratona città di Copenaghen è il 20 per cento).
Il clima era festoso e rilassato. La musica da sfondo accompagnava la preparazione degli atleti i quali iniziavano a scaldare i muscoli per l’ormai prossimo sforzo, e gruppi di persone si fotografavano, reggendo cartelli che inneggiavano ad una Palestina libera.
Alle otto ecco il via, i primi a partire sono stati gli atleti che correvano l’intera maratona (42 km) e la mezza maratona (21 km), finalmente la maratona di Betlemme era iniziata ed io, dopo 7 mesi vissuti in questo fantastico paese, la stavo correndo e stavo dando il mio piccolo ma simbolico appoggio alla causa palestinese. Questo pensiero è stato nella mia testa per tutta la corsa e anche nei momenti in cui la stanchezza si faceva sentire mi ha permesso di non mollare.
Correre per le strade di Betlemme, fiancheggiare il muro di apartheid, passare attraverso due dei tre campi profughi della città fino a raggiungere il villaggio di Al Khader, fortemente afflitto dalle conseguenze della costruzione del muro, ha dato a questa corsa un valore aggiunto.
Oltre a ciò vedere ai bordi delle strade persone che incitavano gli atleti e soprattutto che li ringraziavamo per la partecipazione e bambini che in fila tendevano le mani divertiti in attesa che qualcuno battesse loro il cinque è stata una spinta ulteriore a dare il massimo e a concludere la corsa.
Una volta raggiunto l’arrivo la soddisfazione e l’emozione è stata davvero tanta; ero stanco ma felice di aver partecipato ad una maratona davvero particolare e fortemente convinto che qualcosa può cambiare e che lo sport può essere un forte collante e un occasione per attirare l’attenzione su una terra che merita giustizia e rispetto.
Stefano Sozza
VIS Palestina