Daniela Coppola, tutor del corso da qualche anno, ci dice come si diventa esperti in cooperazione.
Domanda: Diventare esperto di cooperazione è un sogno di molti giovani, desiderosi di dare il proprio contributo per un mondo migliore. Come si fa? Il corso entra nel vivo della pratica della cooperazione ma dà anche dei presupposti teorici. Sono importanti?
D. Coppola: Conoscere i motivi che hanno portato alla definizione degli attuali strumenti e meccanismi della cooperazione allo sviluppo, a livello nazionale ed internazionale, è di fondamentale importanza se vogliamo comprendere l'evoluzione delle politiche di sviluppo, carpirne i limiti ed analizzare possibili riforme. Per questo il corso parte dalla definizione del concetto di sviluppo umano, la base delle nuove teorie dello sviluppo, per poi passare ad analizzare i vari modelli e tipi di cooperazione che su di esso si fondano. Si toccano temi come la sostenibilità, la partecipazione, le libertà, la tutela dei diritti umani...
Può sembrare inutile ma non lo è affatto, anzi...
Domanda: Si studia la cooperazione italiana e quella dell'Unione Europea. Perché è così necessario analizzare i rapporti e le coerenze con le altre politiche di cooperazione?
D. Coppola: È fondamentale sapere ciò che avviene a livello nazionale e a livello sovranazionale. L'idea che l'Unione Europea sia un gigante economico ed un nano politico, come disse nel 1991 il Ministro degli Esteri belga citando una frase di Kissinger, si riflette anche nella politica di cooperazione realizzata, dotata com'è di strumenti molteplici e complessi che la rendono poco fluida. Per completare il quadro, il corso offre, oltre alla trattazione delle politiche di cooperazione italiana ed europea, anche i caratteri generali delle diverse tipologie di cooperazione: la governativa-bilaterale, la non governativa, la multilaterale e via dicendo.
Domanda: Oramai anche da noi, con le quote rosa, la questione di genere è sempre in primo piano. E nella pratica della cooperazione? Come si concretizza la prospettiva di genere?
D. Coppola: È solo negli ultimi decenni che le associazioni della società civile del Nord e del Sud del mondo hanno introdotto nel proprio lavoro la prospettiva di genere, per il godimento effettivo dei diritti umani anche da parte delle donne. Oggi le organizzazioni non governative di sviluppo esercitano importanti forme di lobby sui governi nazionali e presso le istituzioni internazionali. Anche all'interno della Cooperazione italiana l'interesse per la donna è relativamente recente e la sensibilità verso la partecipazione delle donne allo sviluppo è in costante crescita.
Le ONG italiane negli ultimi decenni si sono attivate per la promozione della donna nelle comunità più povere del mondo, basandosi sulla consapevolezza del ruolo centrale svolto dalla componente femminile sul benessere sociale delle comunità. In termini pratici, è stata assunta un'ottica di genere come elemento "trasversale" per il perseguimento dello sviluppo, quello che in gergo tecnico è chiamato "mainstreaming". Vi faccio un esempio curioso e significativo: ormai nessuna ong fa più microcredito con gli uomini, considerati inaffidabili, mentre le donne si sono dimostrate brave nell'attività imprenditoriale e affidabili nella restituzione.
Domanda: Che strumenti mette a disposizione il corso di Cooperazione a chi intende dedicarsi a questa professione?
Il corso offre ai partecipanti la possibilità di acquisire conoscenze sui temi principali e sui nodi critici della cooperazione internazionale. Non si tratta di "assimilare" passivamente una serie di nozioni, piuttosto di analizzare e soffermarsi in maniera critica su alcune questioni prendendo spunto dai materiali forniti. I partecipanti sono i veri artefici del corso, che lo rendono vivo e lo arricchiscono condividendo considerazioni ed esperienze personali.
Domanda: A chi si rivolge?
D. Coppola: Il corso si rivolge ad un pubblico eterogeneo. Essendo un corso completo vi possono accedere anche coloro i quali non abbiano esperienza nel settore. È naturalmente necessaria una buona dose di interesse nella materia, di abilità di analisi e di capacità di sintesi.
Normalmente tra gli studenti di una stessa edizione sono presenti professionisti già impegnati nella cooperazione (sia governativa che non governativa) insieme a persone che per la prima volta si avvicinano a questo mondo. Il diverso background culturale e professionale degli studenti è quello che rende possibile la creazione di una "comunità di apprendimento" vivace a tutti gli effetti.
Domanda: Quali sbocchi possono intravedere i giovani con una preparazione così orientata?
D. Coppola: Parlare di sbocchi professionali come diretta conseguenza del corso è ovviamente un po' avventato; molti ci chiedono se - a conclusione del corso - sia previsto un periodo di stage presso una ONG in un paese povero. Questo non è possibile anche se è capitato che "pescassimo" tra i nostri studenti migliori i volontari da inserire in un progetto, ma non può certo dirsi la regola. Ed è altrettanto vero che, come è successo in alcune passate edizioni, alcuni corsisti, inizialmente estranei al mondo della cooperazione internazionale, abbiano poi avviato un percorso professionale in questo ambito con altre ong. I corsi offerti da VISonline sono orientati alla formazione, ed è per questo che spesso accade che, a conclusione del corso di Cooperazione lo studente decida di proseguire il percorso formativo iscrivendosi ad un secondo corso per approfondire temi correlati. Anche perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, la professionalità e la formazione sono fondamentali per lavorare nel campo della cooperazione internazionale; ormai non c'è più spazio per l'improvvisazione. E, aggiungo, meno male!
Scadenza iscrizioni corso di Cooperazione Internazionale: 24 novembre.
Per info su modalità e scadenze: http://www.volint.it/scuola/index.htm
Daniela Coppola, Laurea e Master in Studi Europei, Master in Cooperazione e Sviluppo presso il Centro Europeo di Studi Avanzati dell'Università di Pavia, è tutor del corso di Cooperazione Internazionale dal 2004.