Taglia le ali alle armi: dal Ciad all'Italia non si arrestano le spese militari

3 febbraio 2012 - “Lo sviluppo intrappolato”, un dossier del Comitato Cattolico per la fame e lo sviluppo denuncia che con i soldi spesi per l’acquisto di due elicotteri russi Mi-24 si sarebbero potuti costruire quattro ospedali regionali. Ma la scelta di N’Djamena è quella di favorire le spese militari a discapito di quelle per lo sviluppo. Una spesa possibile con gli introiti del petrolio, di cui il Ciad è diventato produttore dal 2003.

Dallo studio, che prende in esame il quinquennio 2005-2010, emerge che gli introiti dello Stato sono più che triplicati: nel 2010, il Paese è classificato al 163° posto su 177 nell’indice di sviluppo umano dell’Onu e più della metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Le spese per gli armamenti sono salite in maniera esponenziale, da 35 a 154 miliardi di Cfa (234 milioni di euro) tra il 2004 e il 2010. I principali esportatori di armi al regime del presidente Idriss Deby Itno, al potere dal 1990, sono l’Ukraina, seguita dalla Francia, dal Belgio, da Israele e dalla Cina.

Non che da noi le cose promettano meglio. Anche se il Governo tiene bloccata da tempo (almeno dalla fine 2009) la decisione definitiva infatti, l’Italia a breve potrebbe perfezionare l’acquisto di oltre 130 cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35: un programma che ad oggi ci è costato già 1,5 miliardi di euro ne costerà almeno altri 15, solo per l’acquisto dei velivoli, arrivando ad un impatto di 20 miliardi nei prossimi anni. Senza contare il mantenimento successivo di tali velivoli.

La Rete Italiana per il Disarmo ha quindi lanciato la fase finale di una campagna iniziata due anni fa: dal 7 febbraio associazioni e gruppi locali si attiveranno a sostegno della campagna "Taglia le ali alle armi". La Campagna in questi hanni ha raccolto oltre 45.000 adesioni e adesso la rete si prepara ad una mobilitazione nazionale che occuperà 100 piazze italiane che culminerà il 25 febbraio. Con questa azione la campagna per il disarmo chiede che il Parlamento e ciascun parlamentare si pronunci apertamente sugli F-35. L'invito che la campagna lancia a tutti i gruppi locali impegnati su questi temi è quindi quello di organizzare momenti di informazione e raccolta firme, cercando anche di coinvolgere gli Enti Locali nell'approvazione di una mozione di sostegno alla mobilitazione.

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