Storica sentenza della Corte di Strasburgo sui respingimenti nel mar Mediterraneo

24 febbraio 2012 - La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha condannato oggi l’Italia per aver violato la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nel 2009 intercettando e rinviando in Libia un gruppo di cittadini somali ed eritrei senza esaminare le loro necessità di protezione.

Il caso è noto come Hirsi Jamaa e altri contro Italia.

“Questa sentenza costituisce un'importante indicazione per gli stati europei circa la regolamentazione delle misure di controllo delle frontiere e intercettazione” ha affermato Laurens Jolles, il Rappresentante dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per il sud Europa “ci auguriamo che rappresenti un punto di svolta per ciò che riguarda le responsabilità degli Stati e la gestione dei flussi migratori”.
 
In qualità di parte terza nel caso, l'UNHCR ha evidenziato l'obbligo dell'Italia di non rinviare forzatamente le persone in paesi dove potrebbero essere a rischio di persecuzione o di subire un danno grave. Si tratta del principio del non respingimento (non-refoulement). Nell'ambito della propria esposizione alla Corte, l'UNHCR ha sottolineato che data la prevalente situazione in Libia in quel momento, la politica italiana dei respingimenti minava l'accesso all'asilo e violava il fondamentale principio del non respingimento che si applica in qualsiasi luogo gli stati esercitino giurisdizione sulle persone, anche in alto mare. 
 
L'UNHCR comprende le sfide che le migrazioni irregolari pongono all'Italia e agli altri paesi dell'Unione Europea e riconosce i significativi sforzi compiuti dall'Italia e dagli altri stati per salvare vite umane nell'ambito delle loro operazioni di ricerca e soccorso in mare. Le persone soccorse o intercettate in mare sono, molto spesso, anche più vulnerabili degli altri richiedenti asilo, sia dal punto di vista fisico che psicologico, e pertanto non sono sempre in grado di esprimere l’intenzione di voler chiedere protezione immediatamente dopo il loro rintraccio in mare. “Le misure di controllo delle frontiere non esonerano gli stati dai loro obblighi internazionali” ha sottolineato Jolles “l’accesso al territorio alle persone bisognose di protezione dovrebbe pertanto essere sempre garantito.”
 
L'Alto Commissariato è inoltre preoccupato che l'Italia abbia riattivato il trattato bilaterale con l'attuale Governo libico senza rinunciare formalmente alla pratica dei respingimenti che è il risultato di tale accordo. “Ci auguriamo che questa sentenza rappresenti un motivo di riflessione che porti ad un segnale di discontinuità da parte del Governo italiano”, ha concluso Jolles.
 
(Fonte: http://www.unhcr.it/)