Siria, il Ramadan si chiude nel sangue

21 agosto 2012 - L'Eid al-Fitr, la festività musulmana che segna la fine del Ramadan non poteva finire in modo peggiore. Domenica nella provincia di Damasco ben 84 persone hanno perso la vita nei combattimenti e il Consiglio nazionale siriano ha denunciato una "catastrofe umanitaria" anche ad Herak, città nella provincia meridionale di Daraa, da tre mesi sotto assedio, con rifornimenti di cibo e medicinali bloccati. Secondo i Comitati di coordinamento locale, dall'inizio del Ramadan i morti sarebbero oltre 4.685. Tra le vittime 445 bambini e 342 donne.

La morte di una giornalista giapponese uccisa ad Aleppo e la scomparsa di altri tre giornalisti sono solo gli ultimi tra i gravissimi avvenimenti che hanno segnato questi due giorni di combattimenti in Siria. E otto persone, tra cui alcuni agenti di polizia, sono morte nell'esplosione di un'autobomba attivata a distanza nella città turca di Gaziantep non lontano dal confine con la Siria.

E la giornata di ieri è stata altrettanto drammatica. L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha parlato di decine di persone uccise da bombardamenti dalle prime ore dell'alba, in particolare nella zona di Maadamiet Al-Sham, a sud-ovest di Damasco, e ad Aleppo. Nella notte sarebbe stata duramente bombardata anche nella città di Daraa. La situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, perché le truppe siriane pare si stiano preparando a un assalto di terra.

Il neo inviato speciale per la Siria di Onu e Lega araba, Lakhdar Brahimi, ha dichiarato che non si tratta più di prevenire una guerra civile, ma piuttosto di metter la parola fine a una tragedia. Un appello al quale ha replicato il ministero degli Esteri siriano: "Parlare di guerra civile in Siria contraddice la realtà ed un'espressione che si trova solo nelle teste dei complottatori. Quello che succede sono atti di terrorismo contro il popolo siriano perpetrati da bande armate di salafiti sostenute da paesi noti".

Intanto Obama, presidente Usa, ha dichiarato che: "Fino ad ora non ho dato l'ordine di intervenire militarmente, ma se ci accorgeremo dello spiegamento e dell'utilizzo di armi chimiche, questo cambierebbe i miei calcoli". Obama, ha sottolineato che la questione preoccupa non solo Washington ma anche i suoi più stretti alleati nella regione, in primis Israele: "Se si passerà questa linea rossa le conseguenze saranno enormi".

(Fonte: Repubblica.it)