Il G8 made in Germany si apre con un piccolo raggio di sole: George Bush si arrende alle evidenze scientifiche e alle pressioni internazionali e ammette la possibilità che gli Stati Uniti appoggino il sistema multilaterale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, partecipando a quello che in teoria sarà l’accordo post-Kyoto, che dovrebbe entrare in vigore dopo il 2012.
Gli Usa, da sempre contrari alla ratificazione dell’accordo di Kyoto, si aprono così, con cautela, ad un probabile dialogo sulle misure da adottare in materia di clima e ambiente.
Il contrasto in parte rimane: la cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto un accordo che riduca, entro il 2050, le emissioni di anidride carbonica del 50% rispetto al livello del 1990, per evitare che la temperatura del pianeta salga più di 2 gradi centigradi.
Ma su questo l’incontro è per ora impossibile: gli Stati Uniti rifiutano una delimitazione netta delle emissioni, almeno fino a quando agli accordi non parteciperanno grandi produttori di gas serra come la Cina e l'India.
"Abbiamo comunque raggiunto un buon compromesso – ha detto il Presidente del Consiglio Prodi - con un documento che si impegna ad assumere una azione più forte e rapida per contrastare i cambiamenti climatici e stabilizzare le concentrazioni di gas serra ad un livello che dovrebbe prevenire interferenze pericolose per la salute dell'uomo e del clima".
C’è un proverbio zen che dice “Ora piove, puoi arrestare la pioggia?”. Forse la risposta è si, possiamo.
Anna Masucci