31 gennaio 2012 - Un giorno un grande guru, molto noto a tanti giovani che andavano da lui per poter capire che cosa fare nella vita per essere felici andò al fiume a fare il bagno con i suoi discepoli e all'improvviso si accostò a un giovane e con tutta la forza che aveva gli prese la testa e la costrinse sotto l'acqua. Quello annaspava, si dibatteva, tentava di emergere, ma il guru insisteva finché a un certo punto lo lasciò riemergere. Questi meravigliato dopo avere respirato profondamente e aver buttato fuori tutta l'acqua che già aveva ingoiato, domandò adirato: perché? Vedi, gli disse il guru, tu troverai Dio quando lo desidererai più dell'aria che ti mancava per vivere.
Dio lo si deve cercare anche con le unghie, perché è il segreto della nostra felicità.
Credo che anche i molti giovani che incontriamo, per i diritti fondamentali dei quali ci impegniamo, abbiano nel cuore alcune domande: chi sono? dove vado? perché esisto? che significa tutto quello che mi capita? perché io sono così sfortunato? perché a me è capitata questa disgrazia? C'è qualcuno a cui sto a cuore oppure il mondo è fatto a caso? Esiste Dio o sono stato buttato a caso in questo mondo? Perché c'è la morte? Che senso ha questa vita?
Sono domande che ogni tanto affiorano alla mente, quando meno te lo aspetti. E se non troviamo risposta a queste domande non saremo mai felici.
Vi è mai capitato di sentirvi arrabbiati con tutti, e non sapere perché? Non avete anche voi certe giornate in cui non riuscite a capire, ma ce l'avete con tutti? Vi viene voglia di spaccare tutto, di andarvene, di fare pazzie? Domandatevi: ho fede in qualcuno? Credo in Dio? Le risposte stanno lì.
A Papa Giovanni Paolo II un giovane del Kazakhstan gli chiese: chi sono io per te? E lui rispose: tu sei un pensiero di Dio, tu sei un palpito del cuore di Dio. Tu sei stato pensato da Dio nella tua irripetibile originalità.
Non siamo di nessuno, ma stiamo a cuore a qualcuno, a Dio. E lui vuole bene a ciascuno di noi, anche se oggi ci sembra il contrario e non riusciamo a capirlo. La nostra vita è un dono suo proprio per me.
Un giorno a Gesù portano un cieco: una persona disperata; non ci vede più, non può più fare le cose di prima, non ha più voglia di vivere, si è adattato a stare in un angolo, ma ha quattro amici che gli vogliono bene e questi non lo lasciano solo, inerte e lo portano da Gesù. E Gesù lo “prende per mano”. Prendere per mano, come fa un bambino con il suo papà e proprio come un bambino si sente fortissimo. Lo fa un ragazzo con la sua ragazza e per questa mano passano infiniti sentimenti, gioia, ansia, desiderio, amore, compagnia, sicurezza. Ebbene immaginate che cosa è passato tra le mani di quel cieco e Gesù. Speranza, attesa, trepidazione, paura, apprensione, forse disperazione, ma anche fiducia, sicurezza. Lo facciamo anche noi e i nostri volontari con i tanti giovani che prendiamo per mano nei 40 paesi dove ci impegniamo per costruire il “mondo possibile”.
Oggi è la festa di don Bosco. Anche la nostra ONG si ispira al suo carisma. Ebbene lui prendeva per mano, a nome di Gesù, tanti giovani. Non li voleva lasciare soli ad affrontare la vita senza speranza, senza ideali. Aveva intuito che nel cuore di ogni giovane, in ogni parte della terra, c'è attesa, ma c'è anche tanta gente che ne approfitta e cambia l'attesa in delusione, soffoca la speranza. Li ha messi assieme, ha avuto fiducia in loro, ha dato a loro degli amici, delle opportunità e degli strumenti con cui costruire assieme una vita gioiosa, allegra, pulita.
Ha insegnato il segreto della vita: sarai felice, quando ti sentirai amato da Dio e saprai fare della tua vita un dono. Se la tieni per te, la perdi. Credi di goderla, ma la rovini. Ti si svuota dall'interno. Un giorno avrai bisogno di puntare su tutto quello che hai e non troverai niente, perché avrai solo quello che hai donato, solo quello che, amando gli altri, sarai diventato.
Don Franco Fontana