20 luglio 2010 - La diseguale distribuzione delle ricchezze pone il 90% delle strutture produttive in mano a un sesto della popolazione mondiale, mentre quasi metà della popolazione africana è povera e sottoalimentata.
L'area sub sahariana, dove si concentra circa un ottavo della popolazione della Terra - più di 800 milioni di persone -, dispone solo del 2,1% della ricchezza mondiale con un reddito pro-capite circa 20 volte inferiore a quello dell'Unione europea. La disoccupazione giovanile arriva al 60% e l'agricoltura rimane l'attività principale con il 70% degli occupati.
Sono solo alcuni dei dati evidenziati dal volume "Africa - Italia. Scenari migratori" (Edizioni Idos), presentato a Roma da Caritas/Migrantes il 16 luglio scorso.
Il testo, che raccoglie apporti di oltre 60 autori ed è stato pubblicato con il contributo del Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini di Paesi Terzi, ha alla base il viaggio svoltosi a febbraio 2010 a Capo Verde su iniziativa del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes con l'obiettivo di studiare le problematiche del continente africano e approfondire i flussi migratori con l'Italia insieme ai rappresentanti di organizzazioni sociali e di ricerca, italiani e africani.
"Dei quasi 5 milioni di africani nell'UE - informa il volume -, circa un quinto si è insediato in Italia". Gli africani nella penisola risultano essere, all'inizio del 2009, il 22,4% dei residenti stranieri: si tratta di 871.128 persone - su 3.891.295 cittadini stranieri residenti -, ma la cifra raggiunge 1 milione considerando quelle in attesa di registrazione anagrafica.
E la presenza africana in Italia è destinata a crescere. Nel 2050, infatti, anno per il quale l'Istat ha previsto la presenza di 12,3 milioni di stranieri, gli africani - secondo il trend attuale - diventerebbero oltre 2,7 milioni.
"L'esodo degli africani - avverte il volume di Caritas/Migrantes - può rappresentare un fattore di riuscita per i singoli protagonisti e di speranza per i rispettivi Paesi, purché non si riduca a una semplice fuga di cervelli e il ritorno finanziario (dall'Italia nel 2008 è stato inviato quasi un miliardo di euro) si accompagni a un ritorno di professionalità e di iniziative produttive". In questa prospettiva, "il sostegno all'integrazione degli immigrati africani, in un quadro chiaro di doveri e diritti, è un contributo alla crescita del continente".
(Fonte: www.zenit.org)