Si tiene a Parigi il 3° congresso mondiale contro la pena di morte organizzato dall'associazione Ecpm - Ensemble contre la peine de mort -, con il patrocinio del Presidente della Repubblica francese Jacques Chirac, del Cancelliere federale tedesco Angela Merkel, e del sindaco di Parigi Delanoe.
Il congresso animato da dibattiti e laboratori, parte dei quali aperti al pubblico, vede la partecipazione di 64 Paesi tra cui l’Italia rappresentata da Mario Marazziti della Comunità di Sant'Egidio.
I dati che emergono dagli incontri di questo giorni sono in parte positivi: negli ultimi due anni in Senegal, Messico, Liberia e Filippine è stata abolita la pena di morte, mentre in Tagikistan è stata sospesa. Rimane però la seria preoccupazione per Cina, Nordafrica, Medio Oriente e Stati Uniti: il 94% delle 2.148 persone giustiziate nel 2005 sono state giustiziate infatti in uno di questi quattro paesi.
Mentre le tavole rotonde animate dai militanti si susseguono in quel di Parigi, oggi il Parlamento europeo vota la mozione per la richiesta di una risoluzione Onu per una moratoria universale con "effetto immediato": la Commissione ha dunque appoggiato la proposta italiana per una moratoria all'Onu contro la pena morte.
Eppure, secondo Riccardo Noury direttore dell'ufficio comunicazione di Amnesty International, anche se si raggiungesse il consenso dell’Unione Europea, c’è bisogno soprattutto di una maggioranza forte in sede Onu: “Il dibattito sulla moratoria ha ripreso quota dopo l'esecuzione del dittatore Hussein, benedetta dagli Usa. Non dimentichiamo la Cina e anche il Giappone che mantiene la pena di morte e fa parte del G8. Il rischio è che questi paesi abbiano un grande peso in sede Onu”.
La società civile riunitasi a Parigi sta facendo la sua parte e continuerà a farla anche dopo i tre giorni del Congresso. Speriamo che il Parlamento europeo si ricordi di fare la sua e votare “per i diritti umani”, almeno per un giorno.
Anna Masucci