Nel comunicato stampa che annuncia la prossima “Marcia Perugia-Assisi: tutti i diritti umani per tutti”, salta subito all’occhio la scomparsa della parola “pace”, che fin dai suoi primi passi aveva caratterizzato lo slogan e l’obiettivo della storica marcia.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, spiega il perché: "La nostra è una scelta che segna una rottura con le tradizioni. Con un passato che risale alla prima definizione voluta da Aldo Capitini, iniziatore del movimento nonviolento in Italia. Abbiamo attuato uno sciopero della parola “pace” perché quotidianamente ce n'è un grande abuso. Dobbiamo invece ricercarne il significato vero e profondo. E per noi pace è il riconoscimento e il rispetto dei diritti umani per tutti. Abbiamo voluto, così, fare piazza pulita di tanta retorica che circonda quel termine e impedisce di far capire l'urgenza e la gravità delle cose".
Le reazioni a questa decisione provocatoria non sono mancate.
Luciano Capitini, nipote di Aldo si dice per "per niente sorpreso dato che la Tavola della pace ha preso ormai da molti anni strade anomale e poco comprensibili. Sarei anche d'accordo con Lotti nel considerare che della parola 'pace' si fa spesso abuso. Detto questo, vediamo di qualificarla meglio, questa parola, e casomai di imparare dal passato, ma non di abolirla”.
Lanfranco Mencaroni, amico di Aldo Capitini, si unisce al coro dei no: "sono ovviamente contrario, essendo stato uno dei promotori della marcia della pace. Penso sia inutile snaturarla del suo significato originario, bastava aggiungere 'per la pace e per i diritti umani'. Non mi pare fosse una cosa tanto difficile da fare”.
Quel pezzo di tela colorata che fu usato il 24 settembre 1961 nella prima Marcia per la pace Perugia-Assisi sventolerà quest’anno senza scritta alcuna, affidando al silenzio l’assordante eco della parola “pace”.
Anna Masucci