22 agosto 2012 - È arrivato nella tarda serata di ieri all’aeroporto internazionale di Addis Abeba, il corpo del primo ministro Meles Zenawi, deceduto nella notte fra lunedì e martedì in un ospedale di Bruxelles. La bara, avvolta nella bandiera rossa gialla e verde sovrastata da un stella blucerchiata, è stata portata a spalla fuori dall’aeromobile dalla Ethiopian Airlines tra lamenti e singhiozzi della folla. L’intero Paese sarà in lutto fino ai funerali, di cui ancora non è circolata una data ufficiale.
Nelle cronistorie apparse sulla stampa internazionale, e che costituiscono in qualche modo un bilancio dell’operato dell’ex capo-guerriglia alla guida del paese, ricorrono dati sulla crescita al 10%, l’alleanza con gli Stati uniti per la lotta al terrorismo e i meriti per aver rafforzato la stabilità regionale.
Poco o nessun risalto viene dato al fatto che le sue politiche abbiano attratto investitori come India, Tuchia, paesi del Golfo e Cina, determinando uno dei peggiori fenomeni di accaparramento delle terre (land grabbing) del continente. O sei il tasso di inflazione nel Paese si attesti stabilmente intorno al 23%. Sul tema delle libertà di stampa e civili, l’Etiopia è sulla lista nera delle associazioni per i diritti umani, contendendosi con la vicina Eritrea il primato per restrizioni, violazioni e arresti arbitrari, soprattutto ai danni di giornalisti, oppositori, leader musulmani e esponenti delle comunità Oromo e Ogadeni.
(Fonte: misna.org)