Il prossimo 10 ottobre ricorrerà, anche quest’anno, la giornata mondiale contro la pena di morte.
All’alba dell’ultima edizione della Marcia della Pace “Perugia-Assisi”, svoltasi lo scorso 7 di ottobre, si scende nuovamente in campo per ricordare come la pace si costruisca giorno per giorno attraverso un lavoro costante e puntuale, con forza ed energie preziose.
Dal 1990 più di 45 paesi, nel mondo, hanno abolito la pena di morte per ogni genere di crimini. Ad oggi, però, sono ancora 51 i paesi che la praticano, di questi 40 sono dittature o stati autoritari, ma nell'elenco figurano anche nazioni formalmente democratiche come il Giappone, l'India e gli Stati Uniti d'America.
Si conta, nel solo 2006, che le condanne a morte eseguite su scala mondiale siano state almeno 5628, e quasi 5000 nella sola Cina. In realtà non sarà mai possibile riuscire a raccogliere una stima precisa di ciò che accade nel mondo del “Milione” a causa del segreto di stato stretto da Pechino intorno a questo tipo di informazioni: è quasi impossibile avere certezze sulla portata del fenomeno nella sterminata Cina.
Ma nella classifica spiccano per lode anche Iran e Pakistan.
I lavori della 62a Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono iniziati: la speranza è che si deliberi quanto prima a favore della moratoria contro la pena di morte.
In questo particolare momento storico il mondo ha bisogno di una risposta forte, di una posizione chiara da parte delle istituzioni internazionali che lavorano per la tutela e la salvaguardia dei diritti umani.
Non basta più riempirsi la bocca di parole che, seppur bellissime, a volte producono deludenti risultati ma scendere in campo, sporcandosi le mani, dimostrando, sia ai paesi a falsa democrazia consolidata che a quelli ancora sotto regime, quanto è lungo e impegnativo il cammino verso la dignità.
Collegandosi al sito di Amnesty International http://www.amnesty.it/campagne/pena_di_morte/index.htm sarà possibile firmare all’appello in favore della moratoria contro la pena di morte e aderire alla campagna