Le mutilazioni genitali femminili sono state bandite oggi dalla legge eritrea che ora le definisce un reato punibile con sanzioni pecuniarie o la prigione per chi le pratica sulle bambine.
“La circoncisione femminile è una procedura che mette seriamente in pericolo la salute delle donne, causa loro una considerevole sofferenza oltre a minacciare le loro vite” si legge in un comunicato del governo diffuso oggi, in cui si precisa che “chiunque richieda, inciti o promuova la circoncisione femminile” sarà punibile con multe di alcune centinaia di dollari fino a una pena detentiva di 10 anni.
Il provvedimento “rispecchia la ormai acquisita consapevolezza del problema da parte delle autorità e come organizzazione che da quasi dieci anni si impegna a informare i giovani dei danni di questa pratica tradizionale non possiamo che appoggiare questa decisione” dice alla MISNA, Osman Idriss Gelaidos responsabile dell’Ufficio Relazioni Internazionali dell’Unione Nazionale della Gioventù e degli Studenti Eritrei (National Union of Eritrean Youth and Students - Nuyes), associazione che riunisce 200.000 giovani di età compresa tra i 14 e i 40 anni.
Secondo dati ufficiali, il 90% delle donne eritree ha subito mutilazioni genitali: una pratica che ha spesso tra le sue conseguenze mediche infezioni croniche, danni all’apparato urinario e un accresciuto rischio per madre e bambino al momento del parto, oltre a provocare un profondo trauma psicologico alle bambine che solitamente lo subiscono all’età di 5-6 anni. “Una delle nostre attività - continua da Asmara l’interlocutore, un giovane eritreo di non ancora 30 anni - è di fare informazione nei luoghi di aggregazione giovanile, così che quando i giovani saranno genitori avranno tutte le conoscenze per essere consapevoli e fare la scelta più giusta per le loro figlie”.
Gli sforzi della Nuyes e di altre associazioni eritree stanno dando dei risultati: “Sta crescendo il numero delle giovani coppie che sono contrarie alla circoncisione femminile” dice Gelaidos riferendosi a riscontri del censimento statistico del 2002 sulla salute del paese promosso dal Ministero della Salute. “Tra le giovani generazioni - conclude Gelaidos - si fa strada l’opinione che la circoncisione femminile non è semplicemente una ‘pratica tradizionale’ bensì una ‘pratica tradizionale dannosa’.
Ma la strada verso il cambiamento culturale di un’intera società richiede tempo e tenacia”.
Fonte: Misna