L'economia del pianeta si contrarrà nel corso del 2009 e saranno i Paesi poveri a soffrirne di più. Ad affermarlo è la Banca Mondiale in un documento preparato in vista del meeting dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali del G20 che si terrà a fine marzo. Il rapporto indica una contrazione della crescita mondiale, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale nel 1945, con una produzione che potrebbe segnare un calo del 15% a metà anno rispetto allo stesso periodo del 2008 e il commercio globale che potrebbe segnare il maggiore declino degli ultimi 80 anni.
A corollario di uno scenario così nero, circa 129 Paesi poveri subiranno, nel 2009, un taglio di finanziamenti compreso tra i 270 e i 700 miliardi di dollari e le istituzioni internazionali non saranno in grado di coprire neppure la stima più bassa di questa forchetta. La Banca Mondiale valuta inoltre che neppure un quarto delle nazioni considerate più vulnerabili riuscirà ad alleviare l'impatto della crisi economica con il varo di pacchetti di salvataggio e la creazione di posti di lavoro.
"Dobbiamo reagire subito a una crisi che sta penalizzando i Paesi in via di Sviluppo - ha affermato il presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick -, è una crisi globale che necessita una soluzione globale. Abbiamo bisogno di investimenti in paracaduti sociali, in infrastrutture, in imprese per creare posti lavoro ed evitare tensioni sociali".
Secondo il vice-presidente, Justin Yifu Lin, "Le risorse fiscali che i governi dei Paesi sviluppati stanno iniettando nel sistema e a sostegno dei loro sistemi economici, dovrebbero in parte essere destinate anche ai Paesi in via di Sviluppo, in maniera da sbloccare i colli di bottiglia che frenano la crescita per mancanza di finanziamenti e riavviare così una domanda che può avere grandi effetti positivi e essere un elemento chiave per il recupero dell´economia mondiale".