8 settembre 2010 - Omicidi mirati, minacce, reclutamento forzato dei giovani nei gruppi armati della guerriglia, colonizzazione delle terre da parte dei coltivatori di coca e dei grandi latifondisti. In Colombia, nel fitto della foresta amazzonica, è in atto uno sterminio delle tribù indigene. Questa pulizia etnica avviene, salvo eccezioni, lontano dall'attenzione dell'opinione pubblica mondiale e in mezzo al decennale conflitto tra esercito e guerriglieri.
Ad accendere i riflettori questa volta intervengono le stesse Nazioni Unite. Secondo un rapporto dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), almeno 34 tribù colombiane stanno rischiando l'estinzione per le continue violenze cui sono sottoposte nelle loro terre. Le deportazioni sono citate come uno dei principali problemi che colpisce i popoli tribali della Colombia. Dei quattro milioni di rifugiati interni al paese, gli Indiani costituiscono il 15% del totale nonostante rappresentino solo il due per cento della popolazione nazionale. Secondo il rapporto, tra il 2008 e il 2009 gli omicidi di indigeni colombiani sono aumentati del 63%, e nel solo 2009 sono stati assassinati 33 membri della tribù degli Awa. Sempre secondo il rapporto, gli Awa richiedono «un'attenzione speciale» così come una delle ultime tribù nomadi dell'Amazzonia, i Nukak. Da quando i coltivatori di coca hanno colonizzato le loro terre, più della metà dei Nukak sono stati sterminati. Questo popolo vive intrappolato in un drammatico limbo sospeso tra gli opprimenti rifugi allestiti ai margini di una città e la violenza che divampa nella foresta.
Un precedente rapporto delle Nazioni Unite cita il sospetto di un programma di «pulizia etnica» del paese volto ad aprire le porte «allo stabilirsi di imprese agricole su larga scala, tra cui le piantagioni di palma da olio e gli allevamenti bovini». «Siamo sempre più limitati nei movimenti, persino quando dobbiamo andare a cacciare o a raccogliere il cibo», ha dichiarato il leader dei Wounaan, una tribù recentemente sfollata dai gruppi armati e dell'aumento della violenza conseguente all'afflusso di coltivatori di coca nel loro territorio. «Il precedente Presidente della Colombia si è fregiato di una vincente campagna contro la violenza, ma questo rapporto dimostra ancora una volta che il paese può solo vantare un lugubre record di abusi dei diritti umani contro la sua popolazione indigena - ha dichiarato il direttore generale di Survival International, Stephen Corry -. Il nuovo governo di Juan Manuel Santos deve agire una volta per tutte per impedire che i suoi cittadini più vulnerabili siano cancellati dalla faccia della terra, prima che sia troppo tardi».
(Fonte: corriere.it)