4 settembre 2010 - “Al momento nell'attentato di stamane a Quetta sono morti 50 persone e ci sono 80 feriti, molte sono donne e bambini. - raccontano a poche ore dall'attentato gli operatori del Don Bosco in una testimonianza concitata dal Pakistan – Il mercato è il cuore della città, molta è povera gente che cerca di racimolare qualche soldo dalla vendita dei pochi prodotti raccolti e ancora di più sono quelli che cercano di comprare a buon mercato qualche ortaggio per mettere insieme un pasto. Con l'alluvione di questo mese la situazione è ancora più dura: pochi prodotti e poche economie. Questo terribile episodio, mai accaduto prima d'ora in questa parte del Paese, ci lascia sconcertati e sorpresi. La sensazione è che si tratti di un tentativo di destabilizzare il Paese. Si sta provando a mettere in difficoltà il Governo centrale, di demoralizzare la gente già molto provata dalle devastazioni provocate dall'alluvione e si cerca di provocare le forze militari. Non escludiamo che anche le azioni compiute contro le minoranze sciite e cattoliche fanno parte di questo progetto eversivo. Nessuno della comunità dei Salesiani, degli operatori e dei ragazzi del Don Bosco di Questta è rimasto coinvolto nell'attentato né tanto meno ci sono stati danni per la struttura del Don Bosco che dista diversi chilometri da dove è avvenuto questo grave episodio.”
La Rete Don Bosco Questta assiste quotidianamente oltre 3.455 bambini/e, giovani ragazzi/e senza distinzioni di etnia, sesso o religione: orfani, abbandonati, malnutriti e denutriti, di strada o in strada, figli di famiglie pakistane o afghane in estrema difficoltà e rifugiati di guerra dall’Afghanistan. Nei vari Centri viene dato: alloggio agli orfani o ai figli di famiglie estremamente povere e disagiate, protezione, ascolto, istruzione, assistenza medica e formazione igienico-sanitaria di base, sostegno alimentare, programmi nutrizionali mirati per i minori denutriti e sostegno alle famiglie indigenti.