Conflitto in Georgia, nuova pressione contro l’uso delle bombe a grappolo

L'International Campaign to Ban Landmines  (ICBL)  - membro di Human Rights Watch - ha diffuso un comunicato stampa condannando l'uso di bombe a grappolo ("cluster bombs") nell'attuale conflitto in Georgia. Decine di morti e feriti tra la popolazione locale causate dall'uso di queste munizioni.

Nel maggio scorso 107 paesi hanno raggiunto un accordo sulla Convenzione che mette al bando l'uso, la produzione e il commercio delle Cluster bombs, munizioni dagli effetti indiscriminati sia nell'uso immediato che nel periodo post-conflitto. La convenzione sarà aperta alla firma i primi di dicembre in Norvegia.

La Georgia ed altri paesi della regione risultano contaminati da munizioni inesplose e mine usate durante i passati conflitti. "Adesso che la Georgia è un paese contaminato dalle munizioni cluster, chiediamo con decisione che segua l'esempio di altri Paesi colpiti firmando la Convenzione sulle cluster il prossimo dicembre" aggiunge Sylvie Brigot, Direttore esecutivo dell'ICBL.

L'uso più recente di cluster bombs, sino al conflitto attuale, risale al 2006. In passato sono state usate da 14 paesi, tra i quali Israele, che ne ha fatto un uso massiccio nel conflitto con le forze di Hezbollah in Libano, Gli Stati Uniti ha lanciato bombe a grappolo in Cambogia, Vietnam e Laos e insieme alla Gran Bretagna in Iraq. La Russia e gli USA in Afghanistan. Ancora bombe In Iraq nel 2003 e in kosovo nel 1999. Le bombe cluster hanno causato più vittime di qualsiasi altro sistema d'arma, in molti casi rimangono inesplose e non possono essere individuate facilmente.