21 gennaio 2016 - Una delegazione di 15 ambasciatori Onu è arrivata a Bujumbura, la capitale del Burundi. L’obiettivo della missione è tentare di aprire un dialogo tra governo e opposizioni, per scongiurare lo spettro di una guerra civile sempre più vicina. Gli ambasciatori proveranno a far accettare all’esecutivo guidato da Pierre Nkurunziza anche il dispiegamento di una forza di mantenimento di pace dell’Unione africana.
"Abbiamo ragione nell'essere inquieti – ha detto l'ambasciatore americano Samantha Power alla vigilia della sua partenza per il Burundi - Ogni giorno sentiamo parlare di attacchi con granate o di cadaveri ritrovati nelle strade di primo mattino. La storia mostra che una scintilla può accendere un fuoco e le cose possono, allora, peggiorare molto velocemente".
La delegazione, secondo quanto riporta la stampa internazionale, non sarà accolta a braccia aperte dal presidente Pierre Nkurunziza. Venerdì 22 gennaio, comunque, è previsto un incontro tra il capo del governo e gli ambasciatori, per tentare un’ultima mediazione.
La situazione, intanto, non sembra migliorare. A Bujumbura, la Polizia continua ad arrestare giovani – per la maggior parte di etnia tutsi, ma anche hutu - nei quartieri di Cibitoke, Musaga, Ngagara e Mutakura per portarli in centri di detenzione e tortura. Per riaverli, le famiglie sono costrette a sborsare non meno di 200.000 Franchi del Burundi, l’equivalente del salario mensile di un professore di liceo.
Intanto, il 19 gennaio tre persone sono state uccise in un attacco bomba nel quartiere Bwiza di Bujumbura. Pierre Nkurukiye, il portavoce della polizia, ha affermato che nell’attentato sono morti un alto funzionario di polizia, un avvocato e un funzionario civile.