5 giugno 2015 - La contestazione ha continuato nei quartieri di Kinnama, Cibitoke, Mutakura, Bwiza, Jabe, Nyakabiga, Buterere, Buyenzi, Kinanira, Kinindo, Kanyosha, Musaga,Kibenga. La polizia presidia l’entrata dei quartieri giorno e notte e spara su chi vuole innalzare barricate sulle stradi principali, mentre lasciano bloccare le strade all’interno del quartiere.
Durante le manifestazioni, nei quartieri, sono state uccise delle persone perché la polizia continua ad usare non pallottole di gomma, ma proiettili reali. Manifestazioni e morti si registrano anche all’interno del Paese: a Mwaro, Mukike, Ijenda, Matana.
Le milizie imbonerakure prendono parte pubblicatemente alla repressione contro il terzo mandato attaccando con mazze e bastoni i manifestanti. Scene di saccheggio dei negozi in alcuni quartieri come Kanyosha e Musaga
Le giornate di venerdì e sabato scorso a Bujumbura, la capitale, sono state caratterizzate dal lancio di granate da parte di persone non identificate in pieno centro dinanzi alla Banca keniana KCB all'ora di punta, le 12.30 circa. Fortunatamente non hanno colpito nessun passante, ma tre macchine sono state distrutte e hanno seminato molta paura tra la gente. Poco dopo un giovane ha cercato, fortunatamente senza successo, di lanciare una granata contro il magazzino T2000 di proprietà cinese, ma i venditori ambulanti dinanzi al magazzino sono riusciti a deviare la corsa del giovane che comunque ha lanciato la granata e rischiato il linciaggio.
Alcuni membri della Commissione Nazionale Elettorale Indipendente (CENI), tra i quali la Vice presidente e l’amministatrice, hanno rassegnato le dimissioni e lasciato il paese per il Rwanda . Anche la Chiesa cattolica ha ritirato i suoi membri dalle CENI provinciali e comunali motivando la mancanza di un quadro adeguato alla tenuta delle elezioni. Il Ministro dell’Interno Nduwimana ha in ogni caso confermato che le elezioni si terranno il 5 Giugno ed il 26 giugno. Le elezioni comunali e legislative sono state rinviate ma senza indicare la nuova data.
Il rapporto tra la Chiesa cattolica ed il potere politico è molto teso. L’arcivescovo di Bujumbura ha celebrato la messa alla parrocchia del quartiere di Mutanga Nord, chiamata Mont Sion. Ma sappiamo anche che è stato sventato un complotto organizzato per assassinarlo durante la processione per la chiusura del mese mariano.
L’Unione Europea ha sospeso la presenza degli osservatori alle elezioni. In un comunicato ha ribadito l’impossibilità di tenere delle elezioni in un clima di respressione e di violazione dei diritti fondamentali della popolazione burundese tra i quali il diritto di manifestare ed il diritto delle radio distrutte da uomini in uniforme di emettere e di fardi ascoltare in tutto il paese.
Domenica 31 maggio si è tenuta a Dar es Salaam la riunione dei presidenti dei paesi facenti parte della comunità dell'Africa Orientale. Il presidente burundese ha preferito non parteciparvi ed occuparsi della sua campagna elettorale. Il Presidente del Rwanda informato dell’assenza del presidente burundese ha deciso di non partecipare. Dunque vi erano solo i presidenti dell’Uganda, del Kenya e della Tanzania, dell’Angola e del Sudafrica, che era stato invitato all'incontro. Nel loro comunicato finale nulla è stato detto sul terzo mandato del presidente Nkurunziza e i partecipanti si sono limitati a proporre un aggiornamento delle elezioni di un mese e mezzo. Il governo burundese avrebbe acccolto “positivamente” la proposta ma non si sa ancora cosa questo voglia dire.
Sempre nella fine della settimana le due ONG International Crisis group e Human Right Watch hanno pubblicato due rapporti che denunciano la brutalità della polizia ed il rischio di una guerre civile in Burundi.
Lunedi 1 giugno l’Ambasciata degli Stati Uniti a Bujumbura ha pubblicato un comunicato in cui riafferma l’opposizione del suo governo al terzo mandato di Pierre Nkurunziza in violazione degli Accordi di Arusha. Inoltre ha denunciato la repressione poliziesca alle manifestazioni e la mancanza di un quadro democratico che renda possibili le elezioni.
L’opposizione ha giudicato scandalosa la proposta dei Capi di Stato dell’East Africa ed hanno già dichiarato che la lotta continuerà fino a quando l’attuale presidente non rinuncerà al terzo mandato. Alcuni leader politici hanno chiesto una forza internazionale per proteggere le elezioni. I comitati “Halte au troisième mandat” et “Arusha” hanno proclamato una giornata di tregua per il 1 giugno, ma dal 2 giugno le manifestazioni ricominceranno di nuovo. Commentando il comunicato finale dell’East Africa, un osservtaore camerunese ha detto che non c’era molto da attendersi dai Capi di Stato anche perché come si dice nel suo paese: non si è mai visto che i leoni si mangino tra di loro.