Bangladesh: un paese in piena crisi ricorda la giornata della vittoria

16 dicembre 2013 - Il Bangladesh è un paese in bilico sul caos e che si avvia verso contrastate elezioni politiche all’inizio di gennaio, colpito da scioperi e blocchi dei trasporti. Anche con la coscienza divisa sulla sorte dei molti leader politici o religiosi condannati a pene assai severe proprio per eventi che hanno riguardato la breve ma sanguinosa guerra di liberazione del Pakistan nel 1971. La giornata di oggi ricorda la resa delle forze pachistane, ma per pochi rappresenta un momento di unità e ricordo.

Ieri, nella giornata della rabbia proclamata dal partito islamista Jamaat-e-Islami dopo l’impiccagione nella notte di giovedì del vice-presidente Abdul Qader Mollah, condannato per collaborazionismo e crimini di guerra, altri quattro morti si sono aggiunti alla ventina registrata tra venerdì e sabato.

Un attivista del partito di governo, la Lega Awami, è stato accoltellato da un manifestante del Jamaat a poche dalla more di tra islamisti in uno scontro con la polizia.

Nessun effetto apparente ha avuto la minaccia di un’azione ancora più incisiva delle forze di sicurezza da parte della premier Sheikh Hasina Waheed. Le rivolte si sono intensificate e estese, raccordandosi con quelle dell’opposizione (di cui il Jamaat fa parte) contro il voto previsto il 5 gennaio deciso da un governo di cui chiedono le dimissioni e la sostituzione con un esecutivo tecnico, apolitico, per garantire la correttezza delle elezioni.

Come temuto, a fare le spese della tensione è anche la minoranza indù, nel mirino degli islamisti perché ritenuta vicina al governo. Una decina di indù sono rimasti feriti ieri durante l’assalto di attivisti del Jamaat a un loro villaggio.

fonte: Misna.org