Uno studio della Banca d'Italia dedicato al fenomeno immigrazione e contenuto nel rapporto sulle economie regionali del 2008 rileva che l'ondata migratoria che ha investito il nostro paese negli ultimi anni non ha tolto lavoro agli italiani, ma ha aumentato le possibilità di occupazione per i cittadini del nostro paese, se non altro per quelli più istruiti che mirano a posti di gestione e di amministrazione e per le donne che, grazie a badanti e baby sitter, riescono a far fronte agli impegni familiari e di lavoro.
In pratica, secondo l'elaborazione degli economisti dell'istituto centrale, l'afflusso di lavoratori stranieri "impiegati con mansioni tecniche ed operaie può aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative che richiedono qualifiche più elevate". L'arrivo degli stranieri ha inoltre modificato, il tradizionale afflusso dal Sud al Centro-Nord di lavoratori con bassi titoli di studio per il settore industriale. In queste regioni infatti, maggiormente interessate dall'immigrazione dall'estero, è aumentato l'afflusso di italiani laureati a fronte di una modesta riduzione di quelli con un titolo di studio più basso.
Gli stranieri nelle regioni centro-settentrionali hanno incontrato così una domanda di lavoro prevalentemente nel settore industriale "che in passato era soddisfatta dall'immigrazione interna dal Mezzogiorno". Secondo il rapporto inoltre gli stranieri hanno sì un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani ma scontano un più basso livello di scolarità. Questo, insieme a una maggiore concentrazione in settore e mansioni a minori contenuto professionale (il 79,3% degli stranieri occupati regolari al Centro Nord infatti fa l'operaio contro il 35,1% degli italiani), comporta che i redditi da lavoro dipendente nel settore privato degli stranieri siano inferiori di circa l'11% a quello degli italiani. Il 44% degli immigrati infatti è impiegato in occupazioni non qualificate o semi-qualificate (contro il 15% degli italiani), una percentuale che sale a quasi il 60% nel Mezzogiorno.
Sulle nuove generazioni di stranieri che, secondo la Banca d'Italia, "rappresentano una componente rilevante della futura forza lavoro nel paese", viene messo in evidenza come nel 2007-2008 gli alunni con cittadinanza non italiana erano 570mila (di cui in terzo nati in Italia), il 6,4% del totale. E, nota dolente,purtroppo uno straniero su quattro fra i 15 e i 10 anni (uno su tre se risiede al Mezzogiorno) ha abbandonato la scuola (contro il 12% degli italiani che è già una percentuale alta per il contesto internazionale).