18 giugno 2018 - Ha solo 22 anni ma deve prendersi cura di quattro bambini. Due sono suoi, due di sua sorella, morta insieme al marito durante gli scontri in Sud Sudan. Nyanthiay ha preso con sé i piccoli e ha camminato per venti giorni, verso l’Etiopia: “Sono stata costretta a lasciare mio marito e mia madre. Il mio obbiettivo era portare in salvo i bambini, in un posto sicuro dove non ci fossero la fame e la guerra”. È tra gli oltre 17mila rifugiati Sud Sudanesi arrivati quest’anno al campo di Nguenyyiel, nella regione di Gambella, che ne ospita quasi 100mila. La protezione dell’infanzia e la formazione professionale dei giovani è parte del progetto che il VIS insieme ai Salesiani porta avanti nel campo. Oltre al centro ricreativo e sportivo, che offre ai bambini e agli adolescenti un luogo educativo sicuro, da febbraio scorso sono stati attivati corsi brevi di falegnameria, costruzione, sartoria e parruccheria che hanno coinvolto 140 ragazzi del campo, grazie al sostegno finanziario di AICS, l’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo.
I corsi sono stati tenuti dal personale dei Salesiani che, seguendo la loro nota metodologia, hanno coinvolto i ragazzi più emarginati ed esclusi dai percorsi scolastici “classici” in attività pratiche utili ad imparare una professione che possa servire loro in futuro. I ragazzi del campo hanno frequentato i laboratori con entusiasmo, ed alcuni di loro si sono organizzati in gruppo per continuare autonomamente la professione appresa, grazie ai kit di inserzione nel mondo del lavoro forniti dal progetto.
Ieri il campo è stato rallegrato dall’evento di chiusura del progetto, con la premiazione dei primi 5 studenti per ogni corso, stand dimostrativi dei prodotti artigianali creati nei laboratori, danze tradizionali ed esibizioni artistiche.
Il centro resterà aperto grazie al sostegno del VIS anche dopo la chiusura, e si sta pensando concretamente ad un secondo ciclo di corsi professionali da organizzare sempre con il contributo dell’esperienza dei Salesiani.