Amnesty International ha lanciato un appello internazionale, online, contro l'esecuzione di 128 condanne a morte in Iraq che, secondo informazioni ricevute dall'organizzazione per i diritti umani, potrebbero aver luogo al ritmo di 20 a settimana.
Il 3 Marzo il Consiglio Supremo Giudiziario ha informato Amnesty International che il Consiglio di Presidenza (composto dal Presidente e dai due Vicepresidenti) ha ratificato le condanne a morte di 128 prigionieri, le cui sentenze erano state già confermate dalla Corte di Cassazione. Le stesse autorità non hanno rivelato l'identità delle 128 persone, alimentando il timore che molte di esse possano essere state condannate a morte al termine di processi non in linea con le norme internazionali.
Nella maggior parte dei casi, con ogni probabilità, le condanne sono state inflitte dalla Corte Penale Centrale Irachena, per reati quali omicidio e rapimento di persona, sulla base di confessioni estorte con la tortura durante il periodo di detenzione preventiva.
Amnesty International chiede alle autorità irachene di rendere pubbliche tutte le informazioni sui 128 prigionieri a rischio di esecuzione, tra cui il nome completo, i dettagli sulle accuse, la data dell'arresto, del processo e dell'appello e l'attuale luogo di detenzione. Da quando, nell'agosto 2004, è stata reintrodotta, la pena di morte viene usata a ritmi sempre più crescenti, con centinaia di condanne inflitte e decine di esecuzioni. Amnesty International ha registrato 285 condanne e 34 esecuzioni nel 2008, 199 condanne e 33 esecuzioni nel 2007 e 65 esecuzioni nel 2006. "Queste cifre, tuttavia, potrebbero essere assai più elevate poiché non esistono statistiche ufficiali e le informazioni pubblicate dalla stampa locale sono discontinue e contraddittorie" - sostiene Amnesty