30 novembre 2011 - Questa mattina Carola Carazzone, portavoce del Comitato per la promozione e protezione per i diritti umani e Presidente del VIS, insieme ai professori Antonio Papisca e Marco Mascia dell'Università di Padova, accompagnati da Pietro Marcenaro, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, e hanno presentato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la prima edizione dell'Annuario italiano dei diritti umani.
La presentazione è stata occasione per evidenziare gli adempimenti ai quali l'Italia è tenuta per rispettare i suoi obblighi internazionali.
Mentre è all'esame della Camera dei Deputati la legge già approvata dal Senato che istituisce l'Autorità indipendente per i diritti umani, rimangono aperti, tra gli altri, i problemi dell'introduzione del reato di tortura nel codice penale, e quelli riguardanti la condizione di Rom e Sinti e degli immigrati irregolari.
Marcenaro ha anche sottolineato l'urgenza di dare una soluzione civile al problema rappresentato da alcune migliaia di persone, adulti e bambini, generalmente provenienti dalla ex Yugoslavia, residenti da anni in Italia, privi di nazionalità e di cittadinanza e di qualsiasi valido documento e di conseguenza di qualsiasi possibilità di una vita regolare.
La presenza nel nuovo governo del Ministro della cooperazione e dell'integrazione apre la possibilità di un nuovo impegno nel campo dei diritti umani.
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Durante i 40 minuti dell’udienza, il Presidente si è congratulato per l’iniziativa del Centro diritti umani dell’Università di Padova, ritenendo l’Annuario uno strumento prezioso per la conoscenza non soltanto della materia ma anche delle politiche miranti a rendere sempre più incisiva l’azione a difesa e promozione dei diritti della persona.
La pubblicazione della prima edizione dell’Annuario nel 2011 si inserisce idealmente nel clima celebrativo del 150° dell’Unità d’Italia. Si intende così sottolineare che l’Italia è inserita nel sistema universale dei diritti della persona (tra l’altro è membro del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite) ed è sollecitata a proseguire attivamente sulla via di quella civiltà del diritto che trova linfa vitale nella compenetrazione della prima parte della Costituzione repubblicana con il Diritto internazionale dei diritti umani.
L’Annuario fornisce dati su come l’Italia adempie agli obblighi e risponde alle raccomandazioni degli organismi internazionali preposti a controllare l’attuazione delle norme internazionali.
Nello specifico campo dei diritti umani, risulta che l’Italia ha ratificato 73 convenzioni e protocolli internazionali, ne ha firmati, ma non ancora ratificati, 28 (tra questi il Protocollo opzionale alla Convenzione internazionale contro la tortura), non ne ha firmati 13 (tra gli altri, la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie).
Tra gli obblighi giuridici, c’è quello di presentare rapporti periodici ai pertinenti organismi internazionali (Comitati operanti nell’ambito delle Nazioni Unite, Comitato europeo dei diritti sociali, ecc.). Tra l’altro, ad oggi l’Italia ha presentato 15 rapporti al Comitato sull’eliminazione delle discriminazioni razziali, 4 al Comitato die diritti economici, sociali e culturali, 5 al Comitato diritti umani (civili e politici), 6 al Comitato per l’eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne, 4 al Comitato contro la tortura, 8 al Comitato sui diritti del bambino.
Nel corso del 2010 l’Italia ha sponsorizzato 29 risoluzioni sui diritti umani adottate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ha fornito un contributo rilevante alla elaborazione della “Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’educazione e la formazione ai diritti umani”. Nel 2010 l’Italia è stata sottoposta per la prima volta all’esame periodico universale del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, ricevendone 92 raccomandazioni. Nello stesso anno l’Italia è stata interessata da 7 Rapporti di altrettanti Relatori speciali delle Nazioni Unite (in materia di alloggio, difensori dei diritti umani, diritti umani dei migranti, diritto all’educazione, forme contemporanee di razzismo e discriminazione, diritto alla libertà di opinione e espressione). Particolarmente severi i Rapporti del Commissario europeo dei diritti umani e dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite.
Nonostante le reiterate raccomandazioni internazionali, l’Italia non ha ancora istituito la Commissione nazionale per i diritti umani, quale organo indipendente di monitoraggio e garanzia non giurisdizionale, e non ha ancora inserito il reato di tortura nel Codice penale.
Alla fine del 2010, davanti alla Corte europea dei diritti umani risultano pendenti 12.869 ricorsi di cittadini italiani. Dal 1992 ad oggi, il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa ha condotto 9 visite in Italia e pubblicato altrettanti rapporti. La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza ha fino ad oggi effettuato 4 visite, l’ultima delle quali nel novenbre 2010 con udienze conoscitive a Venezia, Roma, Napoli e Padova.
Dal canto suo, l’Unione Europea ha effettuato missioni di ‘accertamento dei fatti’ a Rosarno (disordini con coinvolgimento di lavoratori migranti) e in Campania (situazione dei rifiuti), ha pubblicato una relazione dell’Agenzia dei diritti fondamentali sui ‘violenti attacchi contro la popolazione Rom nel quartiere Ponticelli di Napoli’.
Un dato positivo riguarda la diffusione dell’insegnamento dei diritti umani nel sistema universitario italiano, Nel 2010 sono stati censiti 125 corsi di insegnamento, di cui, in particolare, 60 nelle Facoltà di Scienze politiche e 30 in quelle di Giurisprudenza. Sempre nello specifico campo dei diritti umani, esistono 5 Centri universitari (il più antico è quello dell’Università di Padova, istituito nel 1982), 13 corsi di dottorato e 7 di master.
Un altro dato positivo riguarda la infrastruttura sub-nazionale dei diritti umani: la cosiddetta ‘norma pace diritti umani’ risulta inserita negli Statuti di 2.086 Comuni con più di 5.000 abitanti, in 97 Statuti di Province, in 13 Statuti di Regioni. Sono inoltre in vigore 33 leggi regionali riguardanti pace, diritti umani, cooperazione allo sviluppo, 32 in tema di pari opportunità e 38 riguardanti migrazioni, Rom e Sinti.
Da segnalare anche l’intensa, qualificata attività del Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani animato da una rete di 83 organizzazioni non governative.
Per far fronte agli obblighi assunti in sede internazionale, l’Italia ha bisogno di attrezzarsi adeguatamente, tra l’altro procedendo senza indugio a creare la Commissione nazionale per i diritti umani e a dotare di adeguate risorse, umane e materiali, il Comitato interministeriale dei diritti umani e la specifica sezione diritti umani del Ministero Affari Esteri.