Angola: non più sotto il peso delle mine antiuomo

Trent'anni di guerra civile, decenni di colonizzazione portoghese, ingenti risorse minerarie nel sottosuolo. Questa è l'Angola, uno dei paesi più ricchi dell'Africa Subsahariana, dilaniato dall'arrivismo e dalla bramosia di quello che un tempo chiamavamo "occidente" ma che oggi ha indossato vesti nuove con l'arrivo dei paesi ad economia emergente come Cina e India.

Un passato discutibile per molti aspetti che ha lasciato un'eredità ingente: circa 15 milioni di mine antiuomo inesplose sull'intero territorio nazionale. Se si tiene presente che oggi il numero di abitanti è più o meno equivalente il rapporto attuale è di una mina a persona: nella maggior parte dei casi le vittime sono bambini.

Il VIS è presente in Angola da circa 15 anni, al fianco della popolazione locale e dalle comunità salesiane che sul territorio lavorano instancabilmente nel garantire, con attenzione particolare a bambini ed adolescenti, il soddisfacimento dei loro diritti fondamentali.

"L'Unione europea ha concesso un prestito di 20 milioni di euro (rimborsabile in quattro anni) al governo dell'Angola per le operazioni di sminamento. Inoltre l'Ue ha deciso di finanziare nel paese africano una serie di progetti legati alla sanità di base per un controvalore di 17 milioni di euro. Anche l'Italia, impegnata da anni in Angola in programmi di sminamento, non è rimasta a guardare. Il 22 aprile al Senato si è tenuta una seduta nella quale è stato approvato con voto bipartisan l'ordine del giorno presentato dal sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, e che impegnava il governo a reperire nuovi fondi per le operazioni di sminamento nel paese. "Esprimo piena soddisfazione per l'esito dell'incontro - ha commentato al VELINO il sottosegretario Mantica - e ora valuteremo i passi successivi da compiere di concerto con le istituzioni e le organizzazioni coinvolte. L'approvazione dell'odg - ha concluso Mantica -, è un segnale che l'Italia mantiene alta l'attenzione su questo problema". Il nostro paese è impegnato su questo fronte da anni oltre che in Bosnia e Mozambico anche in Angola. Le donazioni italiane hanno finora permesso di sminare. . . . . l'area meridionale della provincia del Kuando Kubango, una delle più vaste aree minate dello stato africano.

... Tramite il contributo italiano sono stati riaperti più di 550 chilometri di strade, mentre è attualmente in corso un ulteriore sminamento di 120 chilometri lungo il fiume Kubango. Sarà così possibile raggiungere infine le cittadine di Calai e Dirico situate lungo la frontiera con la Namibia. Fra gli ordigni rimossi si ricordano alcune decine di mine anticarro britanniche Mk7, assieme a più di 1.500 mine antiuomo di origine sudafricana e dei paesi dell'ex blocco sovietico (Cecoslovacchia e Germania dell'est prevalentemente). Sempre con il metodo Voodoo, con il contributo della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina e il monitoraggio da parte dell'Unità tecnica locale (Utl) di Luanda, sono state riaperte sei piste di atterraggio: consentendo così, viste le grandi distanze, un più diretto supporto alle comunità da parte delle autorità provinciali. La riapertura della rete di comunicazione è stata fondamentale per il successo del recente processo elettorale (settembre 2008) consentendo la partecipazione anche delle comunità più isolate. Il numero di persone che hanno beneficiato dell'aiuto italiano sono più di 40 mila, ma quotidianamente questa cifra aumenta con il rientro della popolazione profuga e sfollata alle proprie abitazioni situate nelle aree sminate. (Fonte: Il Velino)".

Ad onor di cronaca, la maggior parte delle mine antiuomo presenti sul territorio angolano sono di fabbricazione italiana.