22 aprile 2016 - Pubblichiamo di seguito una testimonianza di Ivan Sella, operatore del VIS in Angola
Qualche settimana fa, improvvisamente, è scomparsa Elza Ribero, una signora brasiliana che lavorava come professoressa di psicologia e pedagogia presso l’Università Cattolica di Luanda e altri centri di insegnamento dei salesiani. La malaria, che tante vite sta spegnendo in questo difficile periodo in Angola, se l’è portata via. Era giunta in Angola dieci anni fa come volontaria salesiana, grazie all’interessamento di Padre Piccoli, in quel momento Ispettore dei Salesiani di Don Bosco nel Paese. Innamoratasi del luogo e del lavoro aveva deciso di rimanervi. Per anni è stata un punto di riferimento per tanti giovani angolani desiderosi di studiare e di migliorare in un paese dove le possibilità di avere un’istruzione decente sono ancora molto limitate e anche per molti volontari e operatori che, come lei, provenendo da varie parte del mondo, ogni anno arrivano nelle case salesiane e si impegnano in prima persona al servizio di bambini e giovani emarginati.
Ovviamente era un punto di riferimento anche per gli operatori e volontari del VIS. La incontrai per la prima volta nella casa del VIS a Palanca, alla periferia di Luanda, dove viveva. Forse intuendo la mia preoccupazione per le malattie infettive, mi disse con la sua consueta vivacità che in dieci anni in Africa non aveva mai contratto la malaria. Che tragico scherzo del destino il suo!
Penso che spesso da operatori espatriati ci si sente immuni, protetti contro qualsiasi male. Ascoltiamo impassibili, a volte anche distratti, storie di decessi e funerali di vicini, parenti e familiari che i colleghi locali ci raccontano in continuazione. La vicenda di Elza ci insegna che forse dovremmo ridimensionare questa percezione.
E poi, purtroppo, c’è Nelson Fernando, conosciuto da tutti semplicemente come Nelito. Nel febbraio del 2013, a poco più di undici anni, venne accolto nella casa famiglia del progetto Ana Jetu, “I Nostri Figli”, finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana, che il VIS porta avanti in collaborazione con la Diocesi di Luena. Gli operatori del progetto lo avevano trovato mentre si aggirava di notte per le vie di Luena, insieme a altri bambini con cui condivideva la vita di strada. Aveva trascorso un’infanzia difficile. Alla fine la sua stessa famiglia, incapace della comprensione e dell’affetto di cui qualsiasi bambino avrebbe bisogno, lo respinse, costringendolo a vivere per strada. Forse fu lui stesso ad andarsene per fuggire da una situazione familiare che era diventata insostenibile. Gli operatori lo invitarono a unirsi alla casa famiglia che ospitava altri giovani nella stessa situazione.
Grazie al Centro Ana Jetu, Nelito aveva cominciato a frequentare la scuola locale. La sua intelligenza gli aveva permesso di superare con facilità la terza elementare. Era un ragazzino di una grandissima umiltà, pieno di rispetto e con spirito di adattamento. Tutti lo ricordano come un giocatore di calcio eccezionale. Quando, durante una visita, domandai ad Alberto, il coordinatore locale, chi era il più bravo con il pallone, “Nelito!” mi rispose senza esitazione. Il suo sogno era diventare meccanico.
Sembrava avercela fatta. Date le difficoltà, per i giovani come Nelito ogni piccolo passo in avanti è un trionfo di proporzioni enorme. A gennaio di quest’anno era stato accolto nella Cittadella di Sacassange, un centro di formazione professionale all’avanguardia in Angola. Grazie allo sforzo comune del progetto Ana Jetu, alla diocesi di Luena e ai padri Salesiani di Don Bosco, Nelito si sarebbe formato durante tre anni nel centro. Con un pò di fortuna, una volta terminati gli studi, avrebbe trovato un lavoro, e grazie al lavoro avrebbe formato una famiglia, lontano per sempre dalla miseria della strada, dalla droga, dalla disperazione.
Il 9 aprile del 2016 il piccolo campione Nelito si è spento “ispiegabilmente” a causa di una malaria cerebrale.
Il nostro lavoro è anche questo. È difficile per noi. Ancora una volta siamo toccati nel vivo dal dolore, da tanti perché, da ricordi e parole e volti più o meno sfumati, da tanti sogni che ora volano in Cielo.
Che Nelito ed Elza riposino in pace.
Noi continueremo a vivere e a farvi vivere con noi.