BARI - Tre minuti e 52 secondi di racconto della vita all'interno del Cie, il centro d'identificazione ed espulsione barese. Testimonianze strazianti di immigrati clandestini detenuti nella struttura in attesa del rimpatrio. «Sono stato tre volte in carcere - dice un tunisino - lì buona la doccia, mangiare buono. Non come qua. Meglio il carcere, portatemi in carcere», si lamenta. Le denunce sono state registrate con un videotelefonino da Beseghaier Fahi, un clandestino rimpatriato. Il filmato, ieri mattina, è stato pubblicato sul proprio sito internet da RdioRadicale e, in pochi minuti, ha fatto il giro del mondo. Un video shock che immortala le condizioni al limite della decenza nelle quali sono costretti a vivere gli immigrati. Le immagini si aprono con i primi piani di ferite e lividi sui corpi di alcuni extracomunitari e si chiudono con una carrellata sullo stato dei bagni e dei dormitori del Cie. I fotogrammi valgono più di mille parole: muffa sui muri, materassi e coperte imbrattate, sporcizia ovunque. «Meglio il carcere, qui siamo trattati peggio dei cani», denuncia un altro immigrato.
«Tutti devono sapere come viviamo, anche il presidente Berlusconi», rincara la dose un altro extracomunitario. «A mangiare ci danno la m....», urla in videocamera un tunisino. «Beseghaier Fahi ci ha fornito una imponente documentazione cartacea, fotografica e video - spiega Simone Sapienza, uno dei responsabili del sito web di RadioRadicale - dopo alcuni controlli e verifiche, abbiamo deciso di montarne una parte e pubblicarla. Come si può notare, quelle persone vivono in una situazione che, nonostante le reiterate interrogazioni parlamentari, non migliora affatto». Due settimane fa, sulle condizioni di vita degli immigrati all'interno del Cie si sono accesi i riflettori della Procura. La pm Ada Congedo sta indagando e ha dato mandato ai carabinieri del Nas di eseguire una ispezione. Gli ultimi arrivi da Rosario, infatti, potrebbero aver provocato problemi di sovraffollamento, creando disagi e carenze igienico-sanitarie. Ecco il motivo del controllo.
(Fonte: Vincenzo Damiani, Corriere online)