Due sacerdoti salesiani producono e dirigono film con l'obiettivo di aiutare la popolazione indigena ad acquisire dignità e a promuovere i diritti umani. I due, don Joseph Kizhakechennadu (produttore) e don Joseph Pulinthanath (regista), lavorano da oltre un paio di decenni fra i Kokborok di Tripura, uno Stato nell'India nordorientale, ai confini con il Bangladesh.
Il loro primo film, Mathia (braccialetto), crea consapevolezza sul male sociale della "caccia alle streghe"; mentre il secondo, Yarwng (radici), evidenzia la piaga delle persone sacrificate sull'altare dello sviluppo. Il titolo del primo film, Mathia, è ormai un nome familiare in ogni casa tribale a Tripura. Narra la storia di molte donne innocenti e sventurate, uccise brutalmente dopo una violenta riunione nel villaggio. Mathia affronta il tema della "caccia alle streghe" e intesse attorno a esso un'amorevole storia di sacrificio, perdono e mutamento del cuore. È stato, fra l'altro, il primo film di Tripura, girato in lingua Kokborok, a vincere un premio internazionale e anche a entrare a far parte, nel 2005, della prestigiosa categoria "Panorama Indiano" del festival cinematografico dell'India (Goa). L'altro film, Radici, narra la storia di un popolo travolto dal mutamento sociale. La sceneggiatura si basa sulla storia vera della realizzazione di un progetto per la creazione di una diga per generare energia lungo i fiumi Raima e Saima, le cui acque sommersero enormi tratti di terra. Il film ha ottenuto un premio cinematografico nazionale, in una cerimonia svoltasi lo scorso marzo, alla quale era tra gli altri presente il presidente dell'India, Pratibha Devisingh Patil. Gli indigeni che vivono nello Stato di Tripura sono una minoranza: rappresentano il 31 per cento su 3,2 milioni abitanti. La necessità di sollevare questioni tribali ha spinto i due sacerdoti a girare film come parte della loro attività pastorale. Un altro motivo, è quello, come raccontano loro stessi, della promozione culturale. Le comunità tribali sono state colpite duramente da influssi provenienti su vasta scala dall'estero. Attualmente il Kokborok non viene insegnato a scuola agli indigeni, che lo parlano come madre lingua. " Abbiamo voluto che i film - spiega don Pulinthanath - fossero un contributo significativo alla realtà della lingua e della cultura Kokborok e quindi migliorassero l'identità e l'immagine della comunità, che è stata privata dello status e della dignità sul suo suolo natio". Si osserva che il Catechismo della Chiesa Cattolica all'articolo 2493 afferma, fra l'altro, che "nella società moderna i mezzi di comunicazione sociale hanno un ruolo di singolare importanza nell'informazione, nella promozione culturale e nella formazione".
Le persone, si sottolinea dalla comunità locale, riconoscono subito i servizi della Chiesa nei settori educativo, sanitario e sociale, ma se osservassero ulteriormente, scoprirebbero che lo stesso vale anche sul fronte della cultura. Non solo nello Stato di Tripura, ma anche in diverse comunità tribali dell'India nord orientale, la Chiesa svolge un ruolo vitale nell'infondere negli indigeni un senso di orgoglio, di dignità, di fiducia, di speranza e d'identità. "Il cinema - rileva padre Pulinthanath - ha a che fare con le immagini, ma nessuna immagine è insignificante. Il processo stesso d'impegnarsi in maniera dinamica in queste immagini, può essere un arricchimento collettivo e individuale". Le immagini, aggiunge, "sfidano, criticano, elevano. Non abbiamo voluto fare un film che piacesse necessariamente, ma un film che stimolasse".
Questi due film hanno contribuito a rimuovere gran parte della nozione errata secondo la quale la Chiesa non è radicata nella cultura locale. Il ruolo svolto dai film nell'evangelizzazione a Tripura è estremamente importante in uno Stato in cui la popolazione cristiana è meno del 2 per cento di quella totale. I due sacerdoti ricordano: "Tutti gli avvenimenti e lo sconvolgimento emotivo che vediamo nel film erano presenti nell'inconscio delle persone. Tutto quello che abbiamo fatto è stato avvicinarci a loro e percepire le loro storie, mentre le ricordavano con sguardi, lacrime e anche parole". Le numerose opere di evangelizzazione, sviluppo e servizi sociali della Chiesa a Tripura e in tutta l'India nordorientale, a volte a livelli eroici, saranno migliorate effettivamente dall'attuale progetto perché è incentrato sulla cultura e sulla sua crisi in una società mutevole.
(Autore: Cheruthottupuram Paul da L'Osservatore Romano - 26-27 aprile 2010)