L'arresto del generale Laurent Nkunda alla fine dello scorso gennaio ha rappresentato il primo segno di una nuova quanto inaspettata alleanza tra i governi della RD Congo e del Rwanda, fino a poche settimane prima nemici giurati. A sigillare questa alleanza, l'individuazione di un nemico comune: le Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR) presenti sul territorio congolese, composte da ribelli hutu rwandesi rifugiatisi in RD Congo dopo aver preso parte al genocidio del 1994.
Si è dunque passati in pochi giorni da una guerra delle forze governative congolesi (FARDC) contro il CNDP (Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo, guidato da Nkunda) ad una guerra tra una coalizione degli eserciti congolese e rwandese, supportati dal CNDP ora guidato da Bosco Ntaganda, da un lato, e le FDLR dall'altro.
L'adozione di un approccio in apparenza più collaborativo da parte del governo rwandese sembra essere stata inizialmente dettata dal tentativo di salvare la propria immagine, dopo che il rapporto delle Nazioni Unite del dicembre 2008 aveva messo in evidenza l'appoggio del Rwanda alla ribellione di Nkunda, determinando la decisione di Svezia e Paesi Bassi di interrompere gli aiuti al bilancio del Paese.
Attraverso l'accordo con il governo congolese, il Rwanda pare finalmente aver ottenuto ciò che chiedeva da tempo: un rientro ufficiale in Congo per "disarmare" le FDLR. Il Congo invece, pur avendo beneficiato della collaborazione rwandese all'arresto di Nkunda, corre ora il grande rischio di vedere occupata una parte del suo territorio.
Dallo scorso 20 gennaio, con l'autorizzazione del governo di Kinshasa, circa 10.000 militari dell'esercito rwandese hanno fatto il loro ingresso nella provincia del Nord Kivu.
Secondo quanto annunciato dal governo congolese, l'operazione dovrebbe concludersi non più tardi del 28 febbraio, ma il rischio è che la popolazione venga coinvolta in una nuova spirale di violenza, di fatto mai interrotta. In particolare, da più parti si teme che, dietro l'intento di combattere le FDLR, il governo di Kigali miri in realtà a sterminare i rifugiati hutu rwandesi scampati al genocidio commesso contro di loro dal Fronte Patriottico Rwandese (ex ribellione tutsi oggi al potere in Rwanda) tra il 1996 e il 1998 nell'est del Congo.
Secondo fonti dell'UNHCR, un numero sempre maggiore di civili rwandesi, sta attualmente lasciando la RD Congo nel tentativo di rimpatriare.
L'ingresso nel Nord Kivu di molte donne assieme ai militari rwandesi, confermerebbe i timori di quanti in questo momento ritengono che dietro l'intervento di Kigali possa celarsi l'ennesimo tentativo di "creare spazio" e garantire la sicurezza di nuovi occupanti rwandesi.
(Fonti UNHCR e Rete Pace per il Congo)