2 agosto 2016 - Cosa significa lavorare per un'ONG nella cooperazione internazionale? Stefano, operatore VIS in Madagascar, racconta la sua giornata, il suo impegno, il suo lavoro e le difficoltà e le soddisfazioni della vita in Madagascar. E lo fa a partire dalle scarpe che indossa, che lo accompagnano ogni giorno, testimoni di sorrisi e soddisfazioni profonde.
"Ore 6:32, suona la sveglia. Come ogni mattina, la spengo e mi chiedo perché ostinatamente continuo a tenerla nel telefono, quando da ormai 15 mesi la sveglia mia e di Paola si chiama Filippo; da una decina di minuti (quando va bene) stiamo giocando nel lettone, dove, per non farci mancare nulla, si aggiunge sovente anche il nostro Pulce, un bel cagnone nero di una ventina di chili e di conseguente occupazione di spazio. In quattro su un letto a una piazza e mezza: un’ottima strategia di riscaldamento in questi mesi invernali. Dopo un rituale di colazione che inizia imperativamente con la preparazione ed il consumo di un biberon di latte e biscotti da parte di Fili, la discussione a tavola comincia a vertere sul programma del giorno, l’organizzazione dei pasti e degli spostamenti del cucciolo con la sua tata Yannick. Qualcuno potrebbe obiettare che parlare di lavoro a colazione possa essere causa di riflusso gastrico, ma a casa nostra, una piccola casetta indipendente all’interno del centro di recupero per ragazzi in difficoltà “Notre Dame de Clairvaux” di Ivato (Antananarivo – Madagascar), è scelta cosciente e piacevole da quasi tre anni.
“Parlare di lavoro” appare riduttivo come termine: siamo impegnati ormai da quasi un anno su un doppio fronte. Da un lato, accompagniamo i Salesiani di Don Bosco nel rilancio del loro “Ufficio di Pianificazione e Sviluppo”, dall’altro supportiamo il Ministero responsabile della formazione tecnica e professionale nell’implementazione della nuova Politica Nazionale per il Lavoro e per la Formazione Professionale, alla cui concezione ho lavorato sin dal 2014.
Scarpe nere o scarpe blu? Scarpe nere!
Inizia la vestizione, per Filippo cambio pannolino e via con una bella tuta che fa freddo. Per me e per Paola, dipende dall’impegno. Stamattina si va al Ministero: stiamo preparando l’evento nazionale “Due anni dopo gli Stati Generali del Lavoro e della Formazione”, un evento interministeriale nel quale si presenteranno tutte le azioni realizzate in questo settore dai primi Stati Generali del Luglio 2014. Due anni fa, quell’evento marcò indelebilmente il nostro lavoro in Madagascar, fu la mia “entrata in società” e da lì tutto nacque: la partecipazione ai comitati per l’organizzazione delle Assisi settoriali e regionali, l’ingresso nel comitato di coordinamento per la concezione della politica nazionale, il lavoro con il Ministero. Organizzare quest’evento vuol dire fare un po’ anche un bilancio personale… Ma questo ve lo risparmio!
Paola è particolarmente impegnata, dato che lei è responsabile di tutta la parte di comunicazione nel nostro team di Assistenza Tecnica al Ministero e quando la vedo pilotare riunioni con direttori e segretari generali di Ministero, un piccolo fremito d’orgoglio mi percorre, se penso che tre anni fa sbarcava timidissima nel mondo della cooperazione internazionale, senza spiccicare una parola di francese. Io, come al solito immerso in produzioni letterarie, preparo le presentazioni per l’evento ed i discorsi delle autorità, oltre a tessere quella tela di relazioni istituzionali settoriali ed intersettoriali per assicurare la buona riuscita dell’evento.
A pranzo, si mangia con Filippo e si fa un punto della situazione con Alexandre, il capo del nostro team al Ministero, un amico, una persona speciale. Sì, perché grazie a questo lavoro siamo fortunati di poter dire che si stringono amicizie umane e professionali, saldate da quell’unità di intenti che il voler fare (del) bene sa creare. Oggi ci manca Ségolène, che è in vacanza in Francia, ma non ci fa mancare il suo contributo attraverso la chat di Whatsapp del nostro team: il suo nome e la sua aria francese tradiscono la sua verace romanità, che viene fuori con grazia e con il suo bel sorriso, quando ci viene fatto un tiro mancino…è lì che i suoi 15 anni a Roma emergono sotto forma di un improperio romanesco!
Via, si torna a Ivato: grazie a Dio è fine luglio, non ci sono più le scuole e gli spostamenti assumono un carattere normale. Il vantaggio di vivere vicino all’ufficio è che si può passare da casa a cambiarsi...e a prendere Pulce per portarlo con noi.
Scarpe nere o scarpe blu? Finalmente scarpe blu!
Adoro il mio lavoro al Ministero, perché possiamo avere un impatto molto più ampio su un numero più grande di ragazzi in difficoltà, anche se molto indirettamente. Ma non appena posso, via giacca e pantaloni e dentro vestiti e scarpe più comode. Oggi ci incontriamo con i consulenti che ci supportano in quest’ultimo step di lavoro con i Salesiani: la strutturazione dell’ONG “Don Bosco Madagascar”, che abbiamo appena contribuito a creare per migliorare il lavoro dei Salesiani. Due processi sono in corso.
Stiamo mettendo in piedi un sistema contabile degno di questo nome, dato che con la nascita dell’ONG i nostri doveri verso lo Stato e verso le finanze pubbliche faranno uno scatto verso l’alto. E’ una buona cosa, perché questo ci spingerà a migliorare anche il modo di gestire i nostri progetti, la qualità dei nostri rendiconti, l’efficienza del nostro operato.
Stiamo infine andando a definire in maniera più concreta e precisa la strutturazione del nostro ufficio. Quando siamo arrivati eravamo in quattro, adesso siamo in dieci, il volume delle attività è molto aumentato e la complessità delle relazioni lavorative anche. Ci stiamo appoggiando ad una consulting esterna ed è una scelta cosciente. Io e Paola avremmo potuto portare avanti questo compito, ma ci sembrava giusto che in questa fase ci fosse anche un occhio esterno, che in un certo senso valutasse anche il percorso fatto negli ultimi tre anni. E quindi incontri individuali, bilancio di competenze per tutti, test, discussioni in gruppo: un lungo processo che terminerà con l’implementazione di una vera e propria politica di risorse umane per la neonata ONG, per inquadrare meglio anche i processi di capacity building che abbiamo portato avanti nella nostra missione.
Prima di andare a casa, recuperiamo Filippo e lasciamo andare via Yannick (che si sparerà un’ora e mezza di bus…), e chiudiamo con un passaggio nell’ufficio di Padre Carmelo, economo provinciale e nostro responsabile in questi anni. Una battuta, uno scherzo, un paio di questioni urgenti da risolvere, due chiacchiere sull’Ispettoria e sulla sua situazione: cerchiamo di avere spesso questo confronto, che ci ha arricchito molto nella nostra esperienza.
Ore 18.45 si arriva a casa. Oggi è tardi, niente bagnetto per Filippo, piuttosto un po’ di gioco prima di cena. Prima però vado di là, tolgo le scarpe blu e metto le ciabatte, così non sporco casa. Mi fermo un attimo e guardo le scarpe della giornata.
Scarpe nere e scarpe blu.
Faccio un sorriso a me stesso, perché è un’immagine perfetta di quello che rappresenta per me il VIS e che dovrebbe essere il lavoro di ogni ONG. Scarpe nere, per portare ai più alti livelli la propria esperienza di terreno ed essere avvocato dei bambini e giovani più vulnerabili, dando al tempo stesso una mano al settore pubblico per creare delle condizioni affinché tutti possano godere dei diritti umani. Scarpe blu, per non perdere il contatto con la realtà, per sperimentare nuovi approcci, per essere concretamente vicini agli ultimi. E quel sorriso si tramuta in piena soddisfazione."
Stefano Merante
Operatore VIS in Madagascar