Per decenni la protezione dei diritti umani e la promozione dello sviluppo dei Paesi e delle comunità più povere hanno seguito cammini paralleli e distinti.
A partire dalla fine degli anni Novanta alcune importanti ONG europee hanno cominciato ad adottare una nuova strategia, che si basa sull’assunto che i diritti umani sono un mezzo per contribuire allo sviluppo umano così come lo sviluppo è un mezzo per garantire un godimento effettivo e duraturo dei diritti umani.
Questa strategia, battezzata come Human Rights Based Approach to Development (HRBA), è stata contemplata a livello teorico per la prima volta nel Rapporto UNDP sullo sviluppo umano del 2000 dedicato ai diritti umani e raccomandata nel 2005 dall’allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi A. Annan, a tutte le agenzie ONU.
Secondo tale approccio, la cooperazione allo sviluppo deve puntare alla promozione e protezione dei diritti, ovvero a garantire l’accesso nel medio e lungo periodo a beni e a libertà, e non semplicemente la loro disponibilità immediata e contingente. La cooperazione allo sviluppo non deve soddisfare solo i bisogni materiali delle persone: deve lavorare affinché i diritti umani siano riconosciuti, garantiti ed effettivamente goduti. Lo HRBA si contrappone così al tradizionale approccio assistenzialista, sostituendo i diritti ai bisogni.
Il VIS fa proprio tale approccio: la promozione e la protezione dei diritti umani è inserita in modo trasversale nei progetti realizzati nei PVS, è oggetto di campagne di advocacy e riceve un’attenzione privilegiata nella formazione e sensibilizzazione sul territorio. Il VIS è stata una delle prime ONG in Italia ad avere aperto nel 2002 un ufficio diritti umani dedicata a questo tipo di attività.
In particolare lo HRBA prevede: